Adinolfi Sanremo “basta con la gaystapo”
“Non voglio pagare con il mio canone il figlio dall’utero in affitto che si farà Tiziano Ferro”. Torna a far parlare di sé Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce e leader del Popolo della Famiglia. Durante un’intervista a Radio Cusano Campus, Adinolfi ha attaccato a testa bassa la Rai e Carlo Conti, rei di aver trasformato Sanremo in una “bandiera dell’ideologia gender”. L’ex candidato alle comunali di Roma (0,61% pari a 7mila preferenze) ha attaccato la scelta di Viale Mazzini di ospitare al sessantasettesimo Festival della Canzone Italiana, Tiziano Ferro e Ricky Martin, entrambi dichiaratamente omosessuali.
Adinolfi Sanremo e l’attacco a Tiziano Ferro
“L’anno scorso c’era la parata obbligatoria col nastrino arcobaleno – ha dichiarato oggi Adinolfi –. Il costo di Sanremo è di 16 milioni di euro, presi dai soldi delle famiglie italiane, per pagare Tiziano Ferro e Ricky Martin. Io il figlio dell’utero in affitto che si compra Tiziano Ferro non lo voglio pagare con il mio canone. Avrà un cachet che sarà di 250-300.000 euro, esattamente il costo di un utero in affitto in California”. “Il figlio a Tiziano Ferro così lo paga anche Adinolfi e tante altre famiglie italiane. E ne avrei fatto volentieri a meno” ha concluso il direttore della Croce.
Poi, il leader del Popolo della Famiglia mette in guardia il conduttore di Sanremo, Carlo Conti, da possibili comportamenti illeciti:“Ricordo a Carlo Conti e alla Rai che non solo la pratica dell’utero in affitto è illegale, ma anche la pubblicità alle cause dell’utero in affitto è passibile di due anni di carcere e un milione di euro di multa”. Poi, la sparata finale: “Perché i festival di Carlo Conti sono stati i festival di Concita Wurst, di Elton John, Ricky Martin e Tiziano Ferro? Perché Sanremo deve diventare una bandiera dell’ideologia gender? Ormai bisogna pagare la tassa alla nuova ‘gaystapo’, è obbligatorio. C’è una operazione di regime e di violenza verso chi la pensa diversamente”. Non è certo la prima volta che Adinolfi si schiera contro quella che lui chiama la “lobby LGBT”.
Il direttore della Croce si è opposto con forza alla legge Cirinnà, i cui decreti attuativi sono stati approvati proprio nell’ultimo Consiglio dei Ministri. Nell’intervista a Radio Cusano Campus, Adinolfi è tornato ad attaccare Matteo Renzi proprio sul tema delle unioni civili: “Se tutto quello che ha fatto in una legislatura è aver fatto contente 1000 coppie, quando ci sono cinque milioni di persone sotto alla soglia di povertà, e per loro non ha fatto un cazzo, non si deve meravigliare se perde di 20 punti il referendum”.