A 27 anni dalla sua morte si riapre il dibattito tutto italiano sulla possibilità di intitolare vie nelle nostre città a Bettino Craxi. A farlo è stato ieri il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che però non ha preso posizione sull’argomento: “spetta ai milanesi decidere” ha affermato l’ex manager di Expo. Milano è stata la città che ha dato i natali all’allora Presidente del Consiglio e che è stata feudo di quel Partito Socialista travolto all’inizio degli anni Novanta dalle inchieste del pool di Mani Pulite. E sono proprio i magistrati di Milano dell’epoca i più contrari a dedicare a Craxi dei luoghi pubblici nelle città italiane. “Lasciamo perdere” è il laconico commento di Gherardo Colombo al Corriere della Sera, mentre Antonio Di Pietro è ben più loquace: “ognuno faccia le sue valutazioni, ma poi ci sono le sentenze passate in giudicato”.
In questi giorni la commemorazione dell’ex Presidente del Consiglio è stata, come ogni anno, condita da un pot-pourri di polemiche sull’opportunità che membri del governo italiano volassero ad Hammamet per deporre fiori sulla tomba di Craxi. Il Ministro degli Esteri Angelino Alfano ieri era in Tunisia per un incontro con il Presidente della Repubblica Essebsi e il premier Chahaed e ha colto l’occasione per presenziare alle commemorazioni dell’ex segretario del PSI. “È stato un momento molto importante – ha detto poi Alfano –. Anche perché, quando parliamo di Craxi, parliamo di un leader che ha avuto ragione in anticipo su tutte le questioni di fondo che hanno a che fare con la modernità. Dalle riforme istituzionali fino alla necessità di un riformismo che crescesse in contrapposizione all’ombrello comunista, passando per i rapporti coi paesi del Mediterraneo e col Medio Oriente”. Alfano è il primo ministro di un governo di centro-sinistra (anche se di coalizione) a volare ad Hammamet per commemorare Craxi. Matteo Renzi nel 2012, quando era ancora Sindaco di Firenze, si disse contrario all’ipotesi di dedicare una via a Craxi.
D’accordo con l’idea di dedicare luoghi pubblici a Craxi è anche Mattia Feltri, giornalista della Stampa che quest’anno ha pubblicato “Novantatré”, una rivisitazione di Tangentopoli e della fine della Prima Repubblica. “Dovremmo semplicemente decidere se la Prima Repubblica è stata un’associazione per delinquere, e allora nessuna intitolazione, o se è stato un regime che ci ha tenuto nella democrazia contro i totalitarismi fascista e comunista, e allora una piazza in ogni città” dice Feltri in un’intervista a Rivista Studio.
Bettino Craxi, chi era
Bettino Craxi è stato segretario del Partito Socialista Italiano dal 1976 al 1993 dopo l’ascesa dei cosiddetti “quarantenni” che mise fuori gioco l’allora numero uno, Francesco De Martino. Da quel momento in avanti Craxi impresse al PSI una linea politica ben definita: abbandono del marxismo massimalista e adesione al socialismo libertario. La “rivoluzione dei quarantenni” portò il PSI su posizioni molto anti-comuniste e di opposizione al “compromesso storico” della coppia Moro-Berlinguer. Nel 1983, quando ormai era stata superata da tempo la prassi di affidare la poltrona di Palazzo Chigi al partito di maggioranza relativa (la DC), Craxi divenne il primo Presidente del Consiglio socialista della storia italiana. L’allora premier fu un “precursore” (Bobbio dixit) di quelle riforme istituzionali – Craxi era un convinto presidenzialista – di cui si è parlato in Italia negli ultimi mesi e bocciate con il referendum del 4 dicembre.
Il CAF (accordo Craxi-Andreotti-Forlani), il PSI e lo stesso Bettino Craxi saranno spazzati via dalle inchieste del pool di Mani Pulite. Le polemiche e il revisionismo intorno alla figura di Craxi sono causate proprio dal macigno giudiziario che pesava sulle sue spalle: due condanne definitive ¬ rispettivamente a 5 anni e 6 mesi e a 4 anni e 6 mesi ¬ per le tangenti Eni-Sai e il finanziamento illecito sulla metropolitana di Milano, due condanne in appello a 3 anni per finanziamento illecito (maxitangente Enimont) e 5 anni e 6 mesi per le tangenti Enel (entrambi estinti dopo la morte di Craxi), una prescrizione dopo la condanna di appello a 4 anni nel caso All-Iberian (coinvolto anche Silvio Berlusconi) e tre processi ancora in corso (primo grado) prima della sua morte. Per questo, nel 1994 Bettino Craxi era volato ad Hammamet dove morì in latitanza.
Giacomo Salvini
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