Conflitto di interessi: in Italia troppi magistrati prestati alla politica
Conflitto di interessi: troppi magistrati in politica
Il Consiglio d’Europa torna a bacchettare l’Italia. Secondo il Greco, l’organo anticorruzione del tribunale di Strasburgo, nel nostro Paese ci sarebbero “troppi giudici prestati alla politica” e regole poco chiare per quanto concerne il rapporto tra politica e attività di lobbying. Bene, invece, le ultime leggi adottate in materia di anticorruzione.
Conflitto di interessi: in Italia troppi magistrati in politica
Manca una “linea netta di demarcazione” tra la politica e le carriere di giudice e magistrato. É questa una delle raccomandazioni – dodici in tutto – che l’organo del Consiglio d’Europa (di cui fa parte anche Raffaele Cantone, presidente dell’Anac) ha lanciato all’Italia.
“É chiaro che la legislazione italiana contiene diverse lacune e contraddizioni a tale riguardo, che sollevano dubbi dal punto di vista della separazione dei poteri e della necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici” recita, nello specifico, il rapporto. In particolare, quello che il Consiglio chiede a Roma, è di introdurre una legge che vieti la possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico se vengono eletti o nominati all’interno degli enti locali: la normativa esistente prevede l’unico limite di candidarsi al di fuori del territorio del distretto di competenza.
Il Greco elogia poi il codice di condotta per i parlamentari adottato dalla Camera dei deputati lo scorso aprile. Secondo Cantone e soci quanto è stato fatto non sarebbe però “abbastanza”, in quanto “la portata e l’ampiezza di tale codice risulterebbero vaghe e ristrette rispetto al corrispettivo modello del Parlamento europeo”. Ma in che cosa consiste esattamente questo codice?
Anzitutto che un deputato, al momento della sua elezione, dichiari al presidente della Camera gli incarichi ricoperti fino a quel momento, le attività finanziarie e patrimoniali, nonché i finanziamenti ricevuti da fondazioni o enti privati o pubblici di qualsiasi genere. Prevede anche la nomina da parte del Presidente della Camera di un collegio di 10 deputati che vigili sulle attività dei colleghi, senza però la possibilità di sanzionarli. Insomma, devono essere intrapresi “ulteriori sforzi” per rendere più accessibile e chiara la disciplina. Che deve essere estesa, sempre secondo il Greco, anche ai colleghi che siedono negli scranni di Palazzo Madama.
Conflitto di interessi: l’importanza di una definizione generale
Un’altra dota dolente per l’Italia è il conflitto di interessi, di cui “non esiste una definizione generale” nel nostro ordinamento secondo il Consiglio d’Europa. Anzi, le uniche regole applicabili alla condotta dei parlamentari sono i requisiti di ineleggibilità e incompatibilità, “criteri difficili da applicare” cosa che va “a scapito dell’efficenza dell’intero sistema”.
Nel rapporto si sottolinea che “l’alto numero di leggi e disposizioni, i relativi emendamenti e una generale mancanza di consolidamento e razionalizzazione delle norme, conduce a un quadro confuso del conflitto d’interessi” .
Il rapporto sottolinea come, nell’ultimo Eurobarometro sulla corruzione, il 97% degli italiani pensi che la corruzione sia largamente diffusa nel nostro Paese. Secondo Paese in Europa dopo la Grecia e contro una media europea del 76%. Nell’ultima classifica di Transparency International l’Italia ha registrato dei progressi nella lotta alla corruzione, salendo dal 69mo al 61mo posto, ma rimane uno dei Paesi europei in cui l’indice di percezione della corruzione è più alto.
Giacomo Pellini