Donald Trump: una breve analisi del discorso inaugurale di Dario Solarino
La parte centrale del primo discorso da presidente degli Stati uniti di Donald Trump, è l’esposizione di una contrapposizione, di un prima e di un dopo, nel rapporto tra politica e popolo americano. Se analizziamo le singole parole pronunciate notiamo che, nel discorso inaugurale, la parola «Popolo» è stata la più frequente, dopo «America».
Donald Trump: una breve analisi del discorso inaugurale
Senza dubbio, il passaggio dell’intervento che è stato più discontinuo, rispetto ai passati discorsi di inaugurazione, è stato quello in cui Trump ha apertamente contrapposto non solo la presidenza Obama, ma anche tutto l’establishment al popolo americano: «La cerimonia di oggi, tuttavia, ha un significato molto speciale, perché oggi non stiamo semplicemente trasferendo il potere da un’amministrazione all’altra, o da un partito all’altro, ma stiamo trasferendo il potere da Washington, DC, per darlo di nuovo a voi, il popolo. Per troppo tempo, un piccolo gruppo nella capitale della nostra nazione ha raccolto i frutti del governo, mentre le persone ne hanno pagato il costo. Washington è fiorita, ma la gente non ha condiviso la sua ricchezza. Le loro vittorie non sono state le vostre vittorie. I loro trionfi non sono stati i vostri trionfi, e mentre hanno celebrato nella capitale della nostra nazione, c’era poco da festeggiare per le famiglie che lottano tutta la nostra terra. Questo momento è il vostro momento, appartiene a voi. Appartiene a tutti riuniti qui oggi. Questo è il vostro giorno. Questa è la vostra festa».
Nella prima frase, Trump, presuppone che, fino ad oggi, la cerimonia dell’Inauguration Day abbia solamente trasferito il potere da un partito ad un altro e che, invece, il 20 gennaio 2017, il potere è tornato nelle mani del popolo americano. Inoltre, fa una critica a viso aperto alla politica in generale, dicendo che solo i politici hanno raccolto i frutti della crescita e della prosperità, mentre le famiglie americane pagavano il conto.
Dopo la contrapposizione tra politici e popolo, il neopresidente, propone la sua visione, quello che dovrà essere il nuovo rapporto tra potere e popolo, il punto di snodo, nel discorso, è nelle parole «Ciò che veramente conta non è quale partito controlla il nostro governo, ma se il nostro governo è controllato dal popolo. Il 20 gennaio 2017 sarà ricordato come il giorno in cui le persone sono diventate i governanti di questa nazione di nuovo». Mentre la sua visione, totalmente opposta alla precedente, è quella « i dolori (del popolo americano) saranno i nostri dolori. I loro sogni, i nostri sogni. Il loro successo, il nostro successo».
Articolo a cura di Dario Solarino