Rientrano nel gruppo del Pd i 14 senatori democratici che si erano autosospesi per esprimere il loro dissenso nei confronti della sostituzione di Corradino Mineo e Vannino Chiti dalla commissione Affari costituzionali del Senato. La decisione è arrivata dopo la riunione di questa mattina seguita all’incontro di ieri con il capogruppo del Pd, Luigi Zanda.
In una riunione durata due ore i 14 senatori che avevano deciso di sospendersi per contestare la sostituzione di Chiti e Mineo in Commissione Affari Costituzionali ci hanno infatti ripensato. La loro sospensione tuttavia – fanno sapere i senatori – comunque non significa aver cambiato idea nel merito ed infatti annunciano “si continuerà a dar battaglia all’interno del Pd”. Restano però l’amaro per i sostituiti e il no ad alcune parti del ddl. “Abbiamo presentato i nostri 25 emendamenti in Commissione – spiega al termine della riunione uno degli autosospesi, Massimo Mocchetti – e se questi non verranno approvati, li ripresenteremo per l’Aula”. “Oggi più che mai – prosegue Mocchetti – portiamo avanti la nostra battaglia anche perchè le cose sono in continuo movimento: il governo dovrebbe incontrarsi con il M5S e poi si è aperto un dialogo anche con la Lega. Insomma, vedremo cosa accadrà”. Mocchetti, sempre conversando con i cronisti, ribadisce come nessuno dei 14 senatori abbia mai pensato in realtà di lasciare il gruppo del Pd. “Non siamo mica Turigliatto”, ironizza il parlamentare. Alla riunione, che si è tenuta nell’ufficio di Vannino Chiti, primo firmatario di un ddl di riforma alternativo a quello del governo, non ha preso parte Felice Casson. A far rientrare la protesta, spiegano alcuni dei partecipanti all’incontro, la dichiarazione, fatta ieri dal capogruppo Luigi Zanda, secondo la quale l’articolo 67 della Costituzione vale in realtà per tutti i parlamentari e in ogni luogo: sia in Aula, sia in Commissione. “Il vincolo di mandato – afferma uno dei 14 – o c’è o non c’è. Non è che esista o meno a seconda del luogo”.