Libri consigliati: A sangue freddo, di Truman Capote

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#Libriconsigliati: A sangue freddo, di Truman Capote

A sangue freddo, unica perla narrativa nonché opera pluripremiata di Truman Capote, edita per la prima volta nel 1966 presso Random House, a seguito del successo riscosso dalle pubblicazioni a puntate comparse fra le pagine del New Yorker, non è soltanto un buon libro che unisce genuinamente verve di intreccio, storia e vissuto narrato, ai dati severi di una indagine giornalistica riuscita inerente un quadruplice omicidio in salsa yankee, ma è soprattutto un esperimento di lungimiranza oggettiva, cronaca e rendicontazione sociale, sopraffino.

Libri consigliati: A sangue freddo, di Truman Capote

L’opera in questione ha segnato la nascita di un nuovo genere a sé, quasi un mito di fondazione. I canoni della narrativa classica, dalla descrizione meticolosa dell’ambiente, ai capitoli di riflessione, dal personaggio-introspezione alla disposizione omodiegetica, si incastrano perfettamente con le misurate tecniche dell’occhio giornalistico d’alto rango: l’intervista, la cronaca, il resoconto schietto e scientifico.

Capote riesce dove molti prima di lui hanno miseramente fallito. Molta letteratura della cosiddetta Non-fiction novel, tipologia che proprio A sangue freddo inaugura, si è sempre sedimentata ed esaurita al confine segnato dall’effimera riproposizione del reportage stampato su carta. Il testo dello scrittore statunitense travalica invece i confini offrendo uno spaccato ad ombre lunghe della società rurale americana, ammantato per l’occasione di sangue, schizofrenia, normalità degenere e voyeurismo.

La miccia si accese quando il drammaturgo lesse sul New York Times un piccolo trafiletto di cronaca nera. Un artigiano di uno Stato dell’interno, il Kansas, tale Herbert Clutter, era stato barbaramente ucciso da una coppia di psicopatici insieme alla sua consorte ed a due dei suoi quattro figli. Conducendo una minuziosa raccolta di fonti documentali, archivistiche e di interviste con gli inquirenti, Capote ricostruì letterariamente un caso di coscienza nazionale. Lo fece anche grazie all’aiuto della sua amica, celeberrima penna del ‘900, Harper Lee. I lavori per la stesura richiesero sei anni densi, anni nei quali Truman Streckfus Persons (Truman Capote era il suo pseudonimo) interrogò di persona anche i due assassini, prima che fossero condannati a morte.

A sangue freddo rimane dunque una pietra miliare per quanto concerne la scuola del giornalismo investigativo d’inchiesta, sia per i modelli deontologici di sviluppo, diversi i riferimenti alla privacy dei dati trattati con garbo di finzione romanzata, quasi un elogio della Carta di Treviso, che per la fabula che in essi si innesta. Le reazioni al trattamento del caso giudiziario nonché all’accoglienza del libro, In Cold Blood nella titolazione in lingua originale, suscitarono aspri dibattiti riguardo alla mai tramontata quanto contorta legislazione della Pena capitale negli Stati Uniti d’America, plasmandone così gli orientamenti politici e sociali successivi.

@Riccardo_Piazza

Truman Capote, A sangue freddo, Garzanti 1966, pp. 391