La blacklist di Donald Trump e il forte sospetto del conflitto d’interessi
La blacklist di Donald Trump e il forte sospetto del conflitto d’interessi
Il tycoon ha superato questa prima settimana di presidenza, tra marce imponenti, molteplici attacchi da parte dei media e decreti esecutivi a dir poco discutibili. Donald J. Trump è probabilmente il presidente più mediatizzato della storia e lui sta al braccio di ferro con i media e con una parte della società. Dopo aver assistito alla marcia delle donne contro il neo-presidente, questi ha firmato – quasi immediatamente – un ordine esecutivo in cui si eliminano i fondi per le ONG che facilitano l’aborto.
Donald Trump e il sospetto del conflitto d’interessi
La stampa ha criticato fortemente le mosse del nuovo presidente. L’ordine di bloccare i fondi a determinate ONG, in realtà, è ampiamente previsto dal pattern di qualsiasi presidente repubblicano. Pertanto, non c’è da stupirsi. Piuttosto, fa discutere – e molto – la “blacklist” elaborata dallo stesso Trump. L’asse del male si allarga, ma senza toccare i Paesi con cui il presidente ha degli interessi economici e finanziari in gioco.
La mappa mondiale degli interessi del presidente Donald Trump
La mappa qui rappresenta – ripresa dal celebre portale Bloomberg News – mostra tutti i Paesi in cui l’attuale presidente Donald Trump ha degli interessi in ballo. Non solo Stati Uniti, il vicino Canada. Nemmeno si fermano ai verdi prati dell’Irlanda e della Gran Bretagna. Trump ha interessi in Cina, a Taiwan, in India e anche in Medio Oriente. È proprio in questa regione geografica che il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America segna la zona di maggior pericolo per il suo Paese. Tuttavia, i paesi in cui Trump ha investito sembra non vengano considerati come possibili minacce. Ecco la mappa della “blacklist” di Trump per il Medio Oriente.
Si può facilmente notare come i paesi d’interesse economico per Donald Trump (Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Azerbaijan e Turchia) non vengano compresi nel nuovo e allargato asse del male (che comprende Libia, Sudan, Yemen, Somalia e la fascia composta da Siria, Iraq e Iran).
Per i cittadini dei paesi segnalati in rosso, la procedura per ottenere il visto di viaggio verso gli USA si complicherà, e di molto. I muri di Trump si innalzano anche a distanza, non solo nella frontiera con il Messico che, di per se, è già costeggiata da una barriera con filo spinato alzata, in primis, dal governo democratico di Bill Clinton. Un muro esistente dal lontano 1993 e che continuerà ad espandersi sotto la presidenza del tycoon di New York.