Scissione Pd sempre più probabile
Nel Partito Democratico spirano venti di scissione. Il primo ad evocarle è stato Massimo D’Alema sabato al Centro congressi Frentani a Roma lanciando il suo “movimento” Consenso. All’incontro hanno partecipato diversi comitati del No riunitisi per dare vita ad un “nuovo centrosinistra”. “Vogliamo dare vita a un movimento di cui potranno fare parte anche tantissimi cittadini che hanno votato sì – ha detto l’ex premier – vogliamo creare confronto, dibattito, raccogliere adesioni, non avremo un tesseramento altrimenti ci direbbero subito che vogliamo fare un partito. Oltre alle adesioni vogliamo che i comitati raccolgano fondi, non per arricchire Roma, ma per lavorare e per essere pronti alle evenienze che potranno esserci”. “Se ci troveremo di fronte alla sordità e se prevarrà l’idea di correre verso le elezioni – ha aggiunto – allora deve essere chiaro che una scelta di questo tipo renderebbe ciascuno libero”.
Scissione Pd, l’attacco di Emiliano
Il giorno dopo, ieri, è stata la volta di Michele Emiliano. Ospite di Lucia Annunziata, il governatore della Puglia ha minacciato la scissione se Renzi non dovesse convocare subito un congresso di partito. “D’Alema ha utilizzato un termine diverso: ha detto “liberi tutti”. Ma un congresso è necessario. Se il segretario lo nega, è lui che fa la scissione”. Se non lo farà, attacca Emiliano, si andrà “per carte bollate”.
Al governatore pugliese ha subito replicato il vicesegretario Lorenzo Guerini. “Renzi un mese fa voleva fare il congresso anticipato. La minoranza chiese di evitare la conta. Renzi accettò. Adesso la stessa minoranza chiede di anticipare il congresso perché sa che non è più possibile”.
Scissione Pd, Renzi vuole anticipare la data del voto: ecco quando
Così sembrerebbe. Stando a quanto riporta Il Corriere della Sera, infatti, Matteo Renzi non ha alcuna di convocare nessun congresso ed è sempre più convinto di andare ad elezioni subito. L’ex premier avrebbe indicato una nuova data sul calendario: il 30 aprile. Data che troverebbe d’accordo sia la Lega di Matteo Salvini (aveva proposto il 23 aprile) sia il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.