Matteo Renzi torna in campagna elettorale con un nuovo carico di promesse
Il segretario PD non ce la fa a stare per troppo tempo lontano dagli scenari politici: sia per disposizione personale, sia perché chiamato in causa dai suoi amici-nemici, sia per la mancanza di altri leader carismatici sulla scena nazionale. E così, dopo l’apertura del suo nuovo blog – aperto con perfetto timing, in concomitanza con la decisione della Consulta – Renzi torna a sporcarsi le mani nel fango dell’arena elettorale. E lo fa cominciando con una promessa classica, che riprende il leitmotiv del primo Berlusconi. Abbassare le tasse, ridurre l’IRPEF. Ecco la prima delle promesse che sono e saranno, lanciata direttamente dal blog.
Matteo Renzi: ricominciare dal fisco amico
Il segretario del PD riprende la campagna elettorale da uno dei punti più solidi del suo operato: lo stop all’aumento della pressione fiscale. Nessun avversario politico – tanto dall’interno del partito, come dall’opposizione – è riuscito a smentirlo con prove inconfutabili. Si riprende testualmente la parte centrale del suo discorso.
Se dopo le elezioni torneremo al Governo dovremo riprendere il ragionamento dall’Irpef e non solo da quella. L’ultima volta che è aumentata l’IVA era il settembre 2013, prima del nostro arrivo: quella volta lì ricordatevela bene perché deve restare l’ultima.
Il segretario del Partito Democratico si smarca dalla posizione sul fisco avuta dai precedenti governi di sinistra, fondata in un “fisco vampiro”, fondato sulla paura per il castigo. Le detrazioni e le facilitazioni per il rientro di capitali custoditi illegalmente all’estero sono la via giusta, secondo l’ex premier. Non a caso, inserisce la voluntary disclosure (inglesismo per definire il condono fiscale) tra gli strumenti positivi adottati dal suo governo per ottenere un maggior rientro economico.
Massimo D’Alema contro Matteo Renzi: prove di scissione
I principali contrasti tra il segretario PD e la minoranza bersaniana hanno fatto da apripista all’entrata in scena del redivivo Massimo D’Alema. Lo storico leader socialista – che dichiarò, pochi mesi fa, che si sarebbe ritirato dalla politica italiana dopo il referendum – è pronto a lanciare la scissione. E lo afferma senza timore alcuno, sostenendo che, secondo i dati a propria disposizione, tale partito potrebbe superare anche la soglia del 10%. D’Alema troverebbe proprio nello stesso Bersani il più valido alleato per arrivare alla scissione definitiva. L’ultima stoccata è riservata al primo ministro Paolo Gentiloni, accusato di sottostare agli ordini di Renzi piuttosto che operare per il popolo italiano. Da parte dei Renziani, arrivano poche aspre battute e gli “auguri” per la nascita del nuovo partito.