Fake news: avvertimento dell’Ue ai social network
Le “fake news” non sono solo un problema italiano. Il dibattito sul tema si sta svolgendo a livello continentale. Non stupisce, quindi, che proprio l’Ue stia cercando una “soluzione europea”, come sottolineato dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, al diffusissimo fenomeno web. A novembre 2016, il Parlamento europeo approvava una risoluzione contro la disinformazione anti Ue a favore dei movimenti populisti, attribuita alla Russia di Vladimir Putin e ai terroristi islamici dell’Isis.
Fake news: Ue approva risoluzione per limitarle
Alla base della risoluzione stava la necessità, per l’Europa, di contrastare queste “campagne di disinformazione” e di rafforzare la task force per la comunicazione strategica dell’Ue già al lavoro a Bruxelles e di investire di più per promuovere consapevolezza, educazione, media online e locali, giornalismo investigativo e alfabetizzazione nel campo informativo.
Mercoledì scorso, 25 gennaio, il Consiglio d’Europa approvava, all’unanimità, un’altra misura per contrastare il fenomeno delle “fake news”: il rapporto “Media online e giornalismo: sfide e responsabilità”, scritto e promosso dalla senatrice ex cinque stelle, oggi Ala-Sc, Adele Gambaro, e già approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura dell’Assemblea parlamentare a dicembre.
Con l’approvazione, gli Stati membri si impegnano a mettere dei paletti al non regolarizzato mondo del web, introducendo, ad esempio, il diritto di replica e misure ancora più stringenti, come la possibilità di tracciare i cosiddetti “troll”, ovvero coloro che abitualmente pubblicano notizie false e manipolatorie per istigare all’odio.
“L’informazione su internet – dice la Gambaro durante l’illustrazione del rapporto alla plenaria dell’organizzazione internazionale di Strasburgo – deve rispondere alle stesse norme editoriali della comunicazione stampata o televisiva, per evitare il diffondersi di notizie false che, nel mondo di internet, riescono pericolosamente a risultare credibili”.
Continua: “Evidenti i rischi per la qualità dell’informazione. Un dibattito che non può escludere le Federazioni della stampa europee e tutti i fornitori di servizi online, legati alla diffusione dell’informazione, che hanno l’obbligo di cooperare nella lotta contro i contenuti illegali e distorti, spesso diffusi sul web”. Il rapporto, dunque, chiama in causa non solo i governi, ma anche le big company del web e, più in generale, i provider fornitori di servizi, affinché esercitino una responsabilità attiva nel contrasto alla disinformazione.
Fake news: Facebook cerca soluzioni
Ed è subito Facebook ad agire in questo senso: il 16 gennaio il social network più famoso al mondo ha annunciato l’introduzione di misure e sistemi per contrastare la diffusione di “fake news” in Germania, dove, a novembre, si terranno le elezioni politiche.
Spinto anche delle polemiche sull’elezione di Trump, per molti favorita da una massiccia diffusione di notizie ingannevoli sui social network, nonché su alcuni mezzi di informazione tradizionali, Mark Zuckerberg decide di correre ai ripari.
E per la Germania annuncia che sarà, almeno per il primo momento, il centro di ricerche sull’informazione Correctiv ad avere la responsabilità di controllare la veridicità delle notizie diffuse su Facebook, nella speranza di coinvolgere presto anche altri media.
Un primo passo che può iniziare a tranquillizzare la cancelliera tedesca Merkel che, a partire da dicembre scorso, ha iniziato una battaglia mediatica contro le notizie non veritiere in circolo nel web, proponendo l’introduzione di multe fino a 500 mila euro per i social network.
Una battaglia appoggiata da molti altri governi Ue, che si dichiarano pronti ad approvare una legislazione non solo nazionale, ma anche europea, al fine di arginare la disinformazione tramite i social. Molti, però, non significa tutti, e le perplessità permangono. Il timore principale: le polemiche da parte del popolo del web che scaturirebbero laddove si mettessero restrizioni alla totale libertà che regna su internet.
Fake news: Ansip chiede responsabilità ai social network
Per questo la Commissione europea intenderebbe iniziare, come è successo per la Germania, a fare pressione sui principali social network al fine di convincerli ad attuare un “codice di condotta” contro i tentativi di disinformazione sul web.
Il commissario europeo per l’agenda digitale, Andrus Ansip, ha però subito ammonito: se i vari social network, come Facebook, Google o Twitter, non si assumeranno maggiori responsabilità nel controllare le notizie che consentono di diffondere, Bruxelles sarà costretta ad intervenire.