I due anni al Quirinale del presidente Sergio Mattarella
Sono passati esattamente due anni dall’insediamento del dodicesimo Presidente della Repubblica. L’elezione di Sergio Mattarella, proposta da Renzi solo e unicamente in prossimità del quarto scrutinio, creò la prima breccia nell’idillio tra il segretario PD e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Il patto del Nazareno s’incrinó quel 31 gennaio 2015, quando il Partito Democratico trovò in Alfano e Verdini due validissimi alleati. Lo smacco di Renzi a Berlusconi costò, al fiorentino, la grande antipatia di Renato Brunetta, divenuto con – il tempo – nemico numero uno dell’ex premier e tra i principali osteggiatori della riforma costituzionale, promossa col nome di “Renzi-Boschi”. L’elezione di Mattarella aprì alla gran coalizione di centro, dando forma e consistenza all’esecutivo. Nonostante l’alto valore politico dell’elezione, Sergio Mattarella si presenterà come un Presidente neutrale e per nulla tendente all’ingerenza politica come fu per il caso di Giorgio Napolitano.
Sergio Mattarella: una leadership pacata, in contrasto con i toni della XVII legislatura
Probabilmente l’attuale Presidente della Repubblica è quanto più possibile opposto ai toni da guerra utilizzati nella seconda parte della XVII legislatura. L’avvento dei 5 Stelle e la polarizzazione creata dall’ex premier, Matteo Renzi, passando per una lunghissima quanto velenosa campagna referendaria, ha fatto schizzare il contrasto sociale e politico. Diffamazioni da un lato e dall’altro che non sono riuscite a trascinare nel fango al dodicesimo Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha sempre utilizzato un discorso moderato, richiamando al dialogo tutte le forze politiche ed evitando qualsiasi forma di ingerenza politica (come capitò, in più di una occasione, a Giorgio Napolitano). Lo stile di leadership adottato piace agli italiani ed è, di fatti, il primo politico per valutazioni positive, con una media di approvazione di oltre il 60%.
Sergio Mattarella e l’agile gestione della crisi di governo, per un mandato poco turbolento
Il Presidente della Repubblica ha dovuto affrontare, in questi due anni dall’insediamento ufficiale al Quirinale, “solo” una crisi di governo. La gestione della stessa si è basata sui valori di imparzialità e non ingerenza che dovrebbero contraddistinguere la figura super partes del Presidente della Repubblica. Nonostante le veementi proteste di una parte delle opposizioni (M5S, Lega Nord e Fratelli d’Italia) per non essere tornati immediati alle urne, la necessità di avere una nuova legge elettorale erano più che evidenti. L’unico momento difficile per un mandato (ancora) poco turbolento. Ma resta ancora un lustro, una XVIII legislatura da far partire e un sistema di partiti cambiante, che dovrebbe abbandonare – in via definitiva – la fase del bipolarismo per tornare a un multipartisimo o avanzare verso un complesso tripolarismo.
Alessandro Faggiano