Cosa succede in Romania?
Cosa succede in Romania?
Il fortissimo dissenso civile di protesta, sfociato per le strade della Romania, non conosce tregua. Il 6 febbraio almeno 500mila persone sono scese in piazza contro una nuova contestatissima versione del disegno di legge emesso sotto forma di decreto esecutivo il 31 gennaio. Tale ordinanza è poi stata ritirata in fretta e furia, a seguito delle tensioni politiche createsi in tutto il Paese.
Romania: la corruzione, il fattore comune
Ufficialmente il ministero della Giustizia di Bucarest lo ha definito un provvedimento per la riorganizzazione e lo snellimento dell’oberato sistema carcerario. Il testo approvato dall’esecutivo, quantomeno nella sua prima stesura, prevedeva una corposa depenalizzazione per diverse tipologie di reato, inclusi abuso d’ufficio e corruzione.
Nello specifico, il capitolato di legge avrebbe defalcato le pene dirimenti per i casi riguardanti somme per un ammontare inferiore ai 44mila euro. Inoltre, era garantita la fine del processo attualmente in corso contro il socialdemocratico Liviu Dragnea, uomo di fiducia ed esponente di punta del Partito del premier Grindeanu, di cui da ore il popolo della Romania chiede la messa in stato d’accusa formale.
Corruzione: un fattore comune che cela disparità, diseguaglianze economiche e conflitti di interesse prima ancora che di diritto. Secondo un’inchiesta del Washington Post, tale illecito pesa come un macigno sull’amministrazione pubblica del Paese. La Romania, entrata nella cerchia dell’Unione europea il primo gennaio 2007, occupa oggi il 57° posto nella classifica degli Stati nazionali meno corrotti redatta dall’Ong Transparency International.
Romania: scenario politico e tensioni internazionali
La risposta negativa di Grindeanu non ha contribuito a placare le tensioni governative né i disordini sociali. Nemmeno il ritiro del decreto esecutivo è servito a sopire gli animi, riportando alla mente della storia le crisi politiche, gli squilibri ordinamentali e le rivolte feroci che furono le principali vestigia della Romania di Ceaușescu, nel 1989.
All’interno dell’Arengario istituzionale di Bucarest, in queste ore, si fanno sempre più insistenti le richieste per delle dimissioni dell’intero gabinetto, in questo momento capitanato dall’intransigente leader socialdemocratico. Il presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, del Partito Nazionale Liberale, ha formalmente attaccato il governo accusandolo di scarsa trasparenza, ciò nonostante non sembrerebbe aver ancora richiesto dimissioni formali.
In un comunicato congiunto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il vicepresidente Timmermans hanno palesato “viva preoccupazione” circa la situazione nel Paese caucasico. Alcuni osservatori hanno interpretato tale posizione come una sostanziale perdita di fiducia delle istituzioni Bruxelles a scapito del Partito Socialdemocratico tout court, nonché dell’intero Palatul Parlamentului.
Riccardo Piazza