Armonizzazione della legge elettorale fra i due rami del Parlamento, necessario riequilibrio politico del potere legislativo, improcrastinabile attuazione della volontà popolare espressa il 4 dicembre mediante il Referendum costituzionale. Il 2016 ha esalato i suoi ultimi respiri sotto roboanti auspici, fuochi, fulmini e pirotecnici giochi di san Silvestro: la fine di un governo e la nascita di un nuovo esecutivo, il sessantaquattresimo della storia repubblicana e il quarto non eletto, avrebbero dovuto rappresentare il punto di non ritorno di questa, comunque la si pensi, affannata, diciassettesima legislatura.
Il Brogliaccio: dura lex, sed legge elettorale
Invece soltanto tanti zut, zim, zam di marinettiana memoria ma, alla sostanza del nocciolo, poco altro. Gli equilibri tra i partiti sono ancora lungi dall’essere raggiunti e l’Italicum, l’ultimo sforzo di Sisifo del governo Renzi, legge elettorale pensata come baluardo maggioritario applicabile con ballottaggio, premio di maggioranza, capilista bloccati e candidature plurime, senza se e senza ma alla Camera dei deputati, adesso ha assunto le fattezze della legge depurata, riveduta e corretta dalla Corte costituzionale.
Legge elettorale: sovranità e attuazione
In queste ore la Consulta ha depositato le motivazioni della sentenza concernente i cambiamenti apportati alla legge elettorale definendo il nuovo testo (che qualcuno per amor dell’avvocato Azzecca-garbugli ha già definito Legalicum), “immediatamente applicabile”. Inoltre il plenum “esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non debbano ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”. L’Alta Corte ha in sintesi depennato definitivamente il ballottaggio e il meccanismo dei capilista eletti in più collegi, lasciando il premio di maggioranza alla lista previo il raggiungimento del 40% dei voti e i capilista bloccati.
Importante sarà ora comprendere la quantità e la qualità dei sistemi così composti alla Camera (per recente intervento dei magistrati) ed al ramingo Senato (ancora fermo al Consultellum), senza che il Parlamento perda pericolosamente una sovranità politica, di concerto, confronto e attuazione legislativa che su certi versanti si è dimostrata lesta nel promulgare, mentre su altri un lento motore ingolfato.
Legge elettorale: né affanni né indecisioni
Così in questo momento abbiamo il Legalicum che sostituisce l’Italicum che superava il Consultellum che correggeva il Porcellum che cercò di porre fine al Mattarellum. Potrà sembrare un gorgo di follia kafkiano, eppure, con le giuste metodiche, diventerebbe tutto molto più semplice.
Le differenze fondamentali, oggi, tra i due rami del Parlamento e le leggi elettorali che li rappresentano sono quelle legate al premio di maggioranza (alla Camera sì al Senato no) ed al sistema di assegnazione dei seggi (proporzionale alla lista a Montecitorio, proporzionale con facoltà di coalizione presso Palazzo Madama). Ancora: la nostra Camera Alta è eletta su base regionale, mentre tra i deputati il voto è distribuito su base nazionale.
Quest’ultima peculiarità rende la caccia alle preferenze nelle Regioni più grandi molto complessa. Per il bene della Repubblica, ma soprattutto per tornare al voto con raziocinio senza perdite di tempo né tantomeno barbariche corse distruttive, sarebbe il caso di riprendere le fila del discorso parlamentare da qui. Tre punti tre per armonizzare. Del resto, un accordo è il composto di almeno tre note.