Grecia, vicino l’accordo tra Fmi e Eurozona

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Grecia, vicino l’accordo tra Fmi e Eurozona

Due piani di misure di 1,8 miliardi ciascuno da attuare fino al 2018 e dopo questa data come contropartita della nuova tranche del piano di aiuti per 86 miliardi di euro. Questa, la richiesta comune che il Fondo Monetario Internazionale e dell’Eurozona intendono avanzare alla Grecia in cambio del piano di salvataggio. La risposta di Alexis Tsipras sarà fondamentale per capire se l’idea del grexit possa tornare o meno di moda.

Grecia: Sanati i contrasti tra Fmi e Eurozona

A margine dell’incontro di ieri a L’Aia tra il ministro dell’economia greco Tsakalotos, il presidente dell’Eurogruppo Djisselbloem e una delegazione di creditori, appiano, dunque, sanati i contrasti tra Europa e Fmi, sebbene non sia stata ancora raggiunta l’intesa. In una nota, Dijsselbloem ha parlato di “progressi sostanziosi”, mentre un alto funzionario dell’Eurozona ha rassicurato i cronisti in merito al coinvolgimento del Fmi nelle discussioni.

Proprio quest’ultimo aspetto è il più rilevante. Fondo Monetario Internazionale ed Eurozona, infatti, hanno viaggiato per due anni su binari diversi quando si parlava di interpretazione dell’andamento dell’economia greca. Come spiega il Sole 24 Ore, infatti, il nodo della discussione riguarda sia l’avanzo primario del bilancio greco sia il piano di rientro del debito, attualmente al 179% del Pil. Nel piano originale, sottolinea il quotidiano di Confindustria, l’Eurozona chiedeva alla Grecia come obiettivo di raggiungere come avanzo primario il 3,5% del Pil. Una cifra che consentiva di evitare il taglio del debito che, come spiegano dal Sole 24 Ore, viene visto in Germania come un tabù.

Dal 2015, invece, Washington ci è andata più cauta, dopo le tradite previsioni rosee che erano state fatte ad inizio del piano di salvataggio, nel 2010. In particolare, il Fmi sostiene che le riforme messe in campo da Atene frutteranno nel 2018 un avanzo primario pari all’1% del Pil, proponendo tagli soprattutto per quel che concerne le esenzioni fiscali e le pensioni. Un contrasto, quello tra Europa e Fmi, meramente “ideologico” che vedeva contrapposti i sostenitori dell’austerity e quelli delle misure espansive. Con un duplice effetto: l’innalzamento del rendimento al 10% dei bond biennali greci e il rischio di una Grexit.

In Grecia, governo Tsipras indeciso sul da farsi

Va, infatti, ricordato che, nel 2015, Alexis Tsipras ha insistito molto in campagna elettorale sulla necessità di rinegoziare i piani di aiuto, pena l’uscita della Grecia dall’Euro. Inoltre, come rilevano dal Sole 24 Ore, Atene si è detta non tanto disponibile a misure di austerità che vadano a colpire direttamente i cittadini.

Comunque, il governo di Tsipras appare diviso sulla strada da percorrere. Da un lato, infatti, c’è chi si dice maggiormente convinto al risanamento; dall’altro chi minaccia la strada delle elezioni anticipate. A complicare il quadro, poi, come sostiene il quotidiano di Confindustria, c’è Syriza in caduta libera nei sondaggi che vedono primeggiare il partito di centrodestra Nuova Democrazia.

La partita, comunque, è tutt’altro che chiusa. Determinante, a tal proposito sarà la prossima settimana. Una delegazione di creditori andrà in Grecia per la seconda verifica dell’attuale piano di aggiustamento mentre il prossimo 20 febbraio ci sarà l’incontro dell’Eurogruppo. Ossia, l’occasione attraverso cui i paesi dell’eurozona intendono trovare l’accordo prima degli appuntamenti elettorali europei del 2017.