Congresso Partito Democratico: tra variabili, correnti e incognite
A poche ore dalla direzione nazionale, quello che dovrebbe presentarsi oggi pomeriggio appare come un partito fortemente diviso. Il 45,3 per cento con cui Renzi aveva vinto l’ultimo congresso tra gli iscritti, e il 67,5 ottenuto ai gazebo, sembrano far parte ormai di un’altra epoca storica. C’è chi parla addirittura di un partito “balcanizzato”. Solo la maggioranza renziana sarebbe divisa in undici tra correnti e sottocorrenti, ognuna con un’idea diversa su modalità e tempi del congresso, della legislatura, su #Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Dal 2013 a oggi, solo nell’area renziana sono nate tre creature differenti, che fanno capo a Graziano Delrio, Luca Lotti e Maria Elena Boschi.
Congresso Partito Democratico: tra variabili, correnti e incognite
Anche la minoranza non è riuscita a trovare ancora una convergenza, e ad oggi risulta divisa in quattro gruppi, che fanno capo ai tre attuali candidati alla segreteria Roberto Speranza, Michele Emiliano ed Enrico Rossi. Sempre in quota minoranza va aggiunta la corrente che fa capo a Gianni Cuperlo e la pattuglia di Massimo D’Alema.
Si arriva a quindici. A questa frammentazione si aggiunge anche la “variabile Pisapia”. E’ previsto infatti per domani il suo ritorno ufficiale in politica, annunciato già nel marzo 2015, quando Giuliano Pisapia dichiarò che non si sarebbe ricandidato a sindaco, ma aveva rassicurato che il suo impegno politico non si sarebbe interrotto con la fine del mandato a Palazzo Marino. E domani al “Santeria Social Club” di viale Toscana a Milano si terrà la prima uscita di Pisapia in veste di fondatore del nuovo movimento “Campo Progressista”.
“Non un partito ma un impegno politico collettivo – ha precisato Pisapia al Corriere della Sera – “il protagonista non sono io, sono le associazioni che lavorano sul territorio, le amministrazioni locali, il volontariato laico e cattolico”. Gli obiettivi sono due: riportare al voto i delusi della politica e stare insieme al PD per spostarlo a sinistra. La presentazione nazionale è in agenda l’11 marzo a Roma.
Ed in questo scenario che Matteo Renzi si appresta ad aprire la fase congressuale per fare chiarezza all’interno del Pd e per rafforzare la sua leadership, dopo la sconfitta del 4 dicembre scorso. Il segretario dovrebbe infatti fare un passo indietro lasciando al presidente del partito Matteo Orfini il “commissariamento” fino alle primarie aperte per l’elezione del nuovo segretario, che potrebbero tenersi molto probabilmente nell’ultima decade di aprile.