Giovani italiani: tra i più ambiziosi e desiderosi di fare la differenza secondo una ricerca
Giovani italiani: ambiziosi e desiderosi di fare la differenza, secondo una ricerca
Un report appena pubblicato ed avente per oggetto le aspettative e le ambizioni dei giovani nati fra il 1995 e il 2001, a cavallo del millennio, offre interessanti spunti di riflessione che coinvolgono anche il nostro paese. Ad emetterlo, la Fondazione Varkey, con sede a Londra.
Fondata nel 2010, la Fondazione si propone di migliorare le condizioni educative dei bambini e dei giovani in età scolare favorendo l’accesso a programmi educativi, migliorando la capacità d’insegnamento in regioni selezionate del mondo, implementando accanto allo sviluppo sociale anche quello culturale delle comunità interessate. Il suo motto “changes lives through education” riassume bene l’oggetto della sua missione.
Nel tempo, la Fondazione ha stretto partnership importanti con enti non-profit e think tank di rilievo, quali UNESCO, UNICEF ma anche Oxfam e Brookings Institute. Periodicamente, questionari di valutazione e report vengono diffusi dalla stessa fondazione tramite il proprio sito internet.
Giovani italiani: tra i più ambiziosi e desiderosi di fare la differenza secondo una ricerca
Con un campione approssimativo di 20000 rispondenti da 20 paesi diversi, il survey intitolato “What the World’s Young People Thinks and Feel” offre una panoramica delle emozioni, paure e sensazioni dei giovani basandosi su un set di domande molto precise. Si scopre così, ad esempio, che ben due terzi degli intervistati è pronto a dichiararsi “felice”, sebbene tale valore conosca marcate differenze da paese a paese.
Sorprendentemente, il valore è più alto nei paesi ad economia emergente quali Indonesia (90%), Nigeria (78%) ed India (72%) mentre risulta più basso in paesi ad economia avanzata come Francia (57%), Australia (56%) e Regno Unito (57%). Solo il 17% degli intervistati si dichiara in uno stato di pieno benessere fisico e solo il 30% in uno stato di benessere emotivo, comprendendo elementi quali ansie, paure, problemi e bullismo nella valutazione.
Ancora, il 60% del campione considera il suo paese quale un buon posto per vivere ed i propri genitori, per l’89% dei rispondenti, sono considerati l’elemento principale di influenza dei rispettivi valori e credenze. A suggello, tra gli altri, il dato sulla tecnologia: ben l’84% degli intervistati si dichiara fiducioso nell’effetto benefico dell’avanzamento della stessa e la considera, in generale, una buona prospettiva per il futuro.
Venendo all’Italia, possiamo notare come il Bel Paese si posizioni a metà classifica, col 58%, nell’indice di soddisfazione complessiva. “Happiness” o felicità, è un concetto certo molto generico. Tuttavia, scendendo nel dettaglio, scopriamo che l’Italia, assieme a Francia e Turchia, è il paese a giudicare più convintamente che il mondo stia diventando un posto meno felice, con una proporzione del 58% contro un 7%, convinto che il pianeta sia, al contrario, un posto oggi più sicuro.
Fattori quali l’estremismo politico ed il terrorismo impressionano certo gli italiani, che giudicano nella misura dell’87% questi due elementi quali maggiori preoccupazioni per l’avvenire. Più che in ogni altro paese Occidentale, i giovani italiani ritengono un fattore positivo l’immigrazione regolare ed il 38% pensa che il Governo dovrebbe impegnarsi per ridurre gli ostacoli che impediscono l’integrazione, contro un 18% di contrari. Allo stesso tempo, pensano che il governo stia facendo troppo poco per risolvere il problema dei rifugiati, facendo registrare i valori più alti rispetto al resto dei paesi analizzati.
La più importante nota positiva che si può scorgere dal report, però, riguarda proprio il futuro ed induce a pensare a scenari positivi per le future generazioni. Assieme a un novero di altri paesi comprendente Russia, Stati Uniti, Regno Unito e molti altri, i giovani italiani pensano che avere più consapevolezza su come partecipare attivamente alla vita pubblica e contribuire a fare la differenza siano i fattori che li indurrebbero con maggior animo a darsi da fare.
Nel contesto di uno studio che, generalmente, riporta un timore diffuso verso il futuro e le sfide che esso porta con sé, è certo un bel segnale da tenere presente, che va a smentire una retorica miope che vede le nuove generazioni come disimpegnate, disilluse e superficiali.
Chi avesse piacere di consultare l’intero questionario può trovarlo a questo link. Include, in appendice, le domande rivolte ai giovani dei 20 paesi oggetto del sondaggio.
Paolo Cazzini