Corsa allo spazio: Trump punta alla conquista della Luna
Corsa allo spazio: Trump punta alla conquista della Luna
Secondo delle indiscrezioni raccolte da POLITICO tra gli obiettivi della nuova amministrazione americana ci sarebbe anche quello di ritornare sulla Luna – “in modo rapido e conveniente” – entro il 2020. Ma non è finita qui. L’amministrazione Trump, entro 3 anni, ne vorrebbe rivendicare il “diritto di proprietà” de facto per gli Stati Uniti. La mossa dovrebbe essere letta come il primo passo verso lo “sviluppo economico” dello spazio. Tale “visione” dovrebbe concretizzarsi non solo grazie a una riorganizzazione radicale della NASA ma, soprattutto, in virtù di maggiori concessioni all’iniziativa privata. Si parla di introiti stimati nella misura di un trilione di dollari all’anno.
Corsa allo spazio: Trump punta alla conquista della Luna
Cifre da capogiro, tutte da mettere alla prova comunque. In realtà, il Presidente Trump sarebbe allettato, in particolare, dai posti di lavoro che potrebbe “promettere” il piano. Un’intuizione confermata anche dal fatto che i progetti più innovativi nel settore sono elaborati, ormai da diverso tempo, al di fuori dell’agenzia federale per la ricerca spaziale. In una battuta: la NASA è ormai “Old Space” mentre SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos sono il nuovo che avanza, appunto, “New Space”.
Tuttavia, un approccio non escluderebbe l’altro. Infatti, Trump non ha ancora nominato il nuovo capo dell’agenzia per lo spazio. Starebbe cercando qualcuno pronto a condividere il suo obiettivo: trasformare la NASA in un ente che aiuti lo sviluppo della ricerca spaziale privata. In pratica, che lavori per aggiungere alla parola “spazio” la parola “commerciale”.
D’altro canto, bisognerà procedere con calma. La tecnologia, per il momento, non permette di essere così ambiziosi per quanto riguarda lo spazio “profondo”. Innanzitutto, a essere privatizzata sarebbe la parte più “bassa”, per così dire, quella più vicina alla superficie terrestre. Tra qualche anno si potrebbe popolare di stazioni spaziali private, di costellazioni di satelliti private. Il tutto non sarebbe unicamente orientato alla ricerca in campo militare. Per quello che si può capire, ci sarebbero pronte delle possibilità rivoluzionarie anche in quello farmaceutico, in quello dei nuovi materiali. E come non pensare all’innovazione epocale del settore turistico che potrebbe verificarsi?
Tutto ciò si andrebbe realizzando, naturalmente, a discapito dei rapporti “preferenziali” con Boeing, Lockheed & Martin e altri giganti del settore. Stando a un’opinione abbastanza comune tra commentatori ed esperti, i tradizionali contractor del governo hanno eccessivamente burocratizzato la “corsa allo spazio”. Insomma, molte spese, pochi guadagni, anche in termini di scoperte, considerando, per esempio, che il programma spaziale di esplorazione “umana” è in stallo dal 2011.
Un po’ di sana concorrenza non fa mai male. D’altronde, si può ipotizzare che gli altri privati interessati a investire nel settore abbiano finora rinunciato perché a nessuno piace avere un governo come concorrente. Proprio qui il piano potrebbe bloccarsi. Come si è già detto, l’apertura all’iniziativa privata del settore aerospaziale potrebbe portare alla creazione di moltissimi posti di lavoro. Tuttavia, molti se ne perderebbero. Almeno nell’immediato. Quanti deputati avranno il coraggio di andare nei propri distretti a spiegare perché la fabbrica da decenni legata agli appalti della NASA ha chiuso improvvisamente?