Sondaggi elettorali, la scissione non fa male a Renzi secondo EMG
Sondaggi elettorali, la scissione non fa male a Renzi secondo EMG
In attesa dell’assemblea nazionale sabato, l’ipotesi di una scissione all’interno del PD si fa sempre più probabile, e c’è già chi pensa ai prossimi scenari.
Nel caso in cui in PD non riuscisse a rimanere unito, la maggioranza renziana dovrebbe riuscire a tenere. A confermarlo è un sondaggio l’istituto di ricerche Emg diretto da Fabrizio Masìa, sondaggista di Enrico Mentana che dallo scorso autunno fornisce le proprie proiezioni anche a Palazzo Chigi. Il sondaggio è stato condotto la scorsa settimana su un campione di oltre 2000 persone, ed ha rilevato che il partito senza la sinistra si attesterebbe al 27%. L’ipotetica lista da Bersani-D’Alema a Vendola arriverebbe invece al 7%.
Sondaggi elettorali, con la scissione Renzi perde poco
Come ha spiegato Masìa: “Il Pd, che attualmente si attesta attorno al 31%, con la scissione perderebbe 4 punti, in compenso la lista di Bersani e D’Alema potrebbe intercettare anche una piccola quota di elettori del M5S, quei rivoli di sinistra presenti in un soggetto trasversale come i Cinque Stelle che ritornano alle origini, magari attratti dalla presenza di big storici” – e ha precisato: “ovviamente questo è un dato iniziale, tutto da costruire: il potenziale potrebbe essere superiore e salire fino al 10-12%”. Un dato che deve tener anche conto del sistema elettorale, ha precisato Masìa: “se ragioniamo in una logica proporzionale, una lista una separata può avere buoni risultati. Mentre in un sistema maggioritario potrebbe risultare schiacciata”.
Sondaggi elettorali, cosa dicono gli altri istituti
Una percentuale che consentirebbe al Pd renziano di tenere botta ad una eventuale scissione. Questo se venissero confermate le rilevazioni di Emg. Secondo altri istituti di ricerca l’emorragia di voti sarebbe maggiore. Le rilevazioni fatte da Ipr e Tecnè una lista collegata a D’Alema raccoglierebbe tra l’11 e il 14% dei consensi. Sempre secondo Ipr, senza la minoranza, il PD arriverebbe al 22% dei voti, molto lontano dal 40% delle scorse elezioni europee che Matteo Renzi ha annunciato di voler superare.
In questo scenario, il M5s conquisterebbe facilmente posto di primo partito del paese (dati Ipr): in caso di elezioni, i penta stellati arriverebbero al 29,5% dei voti, mentre a seguire ci sarebbero Lega Nord (13%), Forza Italia (12%) e Ncd (3%). Per Tecnè i valori sono invece più bassi: M5s al 28%, PD al 20% e minoranza dem al 14%, a seguire Lega e Fi con il 13%.