Gli Usa sono pronti ad aumentare il proprio sostegno alle truppe irachene impegnate nella battaglia contro gli estremisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. A dichiararlo è stato il vicepresidente americano Joe Biden, nel corso di un colloquio telefonico con Nouri al-Maliki, primo ministro iracheno, che ha ufficialmente chiesto agli americani di bombardare le milizie jihadiste con i droni.
L’ipotesi di un intervento militare è stata affrontata a Washington. La BBC ha scritto che il presidente americano Barack Obama ne avrebbe discusso con il capo dei senatori repubblicani Mitch McConnell e con gli altri leader del Congresso. Secondo Obama non servirebbe l’autorizzazione del Congresso per far scattare gli attacchi militari. McConnell ha riferito che il presidente “ci ha sostanzialmente informato sulla situazione in Iraq e ci ha sottolineato che non sente di dover chiederci nessuna autorizzazione per quanto riguarda i passi che intende compiere”.
L’opzione di ricorrere all’utilizzo dei droni è sul tavolo da giorni. Il segretario di Stato americano John Kerry ne ha parlato a inizio settimana nel corso di un’intervista. Il ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari, in visita in Arabia Saudita, ha confermato ieri che Baghdad ha chiesto ufficialmente agli Stati Uniti di procedere con attacchi aerei. I droni decollerebbero dallo Yemen e dal Pakistan: gli attacchi potrebbero scattare nel giro di pochi giorni.
Ma resta una strada con molte insidie. I dubbi dei vertici militari sono legati alla difficoltà nell’individuare gli obiettivi a terra: è per questo che Washington continua a battere anche altre strade, tra cui la collaborazione con le autorità irachene sul fronte dell’intelligence. L’unica carta che Obama non ha alcuna intenzione di giocare è quella dell’invio delle truppe.
Dalla Casa Bianca trapela ufficialmente una posizione cauta: gli Usa non escludono impegni per “rafforzare la capacità delle forze di sicurezza irachene per affrontare le minacce dell’Isis, incluse opzioni per un rafforzamento dell’assistenza alla sicurezza”.
Nel frattempo sul territorio iracheno si continua a combattere in un quadro di grande incertezza dove si mescolano rivalità religiose ma non solo. Molte delle compagnie petrolifere occidentali, dalla ExxonMobil alla Bp, stanno evacuando gli impianti in Iraq: un ragione in più – oltre alle critiche feroci dei repubblicani – che spingerà Obama a prendere in fretta una decisione.