Renzi sulle riforme costituzionali: “chiusura ad un passo”
E’ dal periodo in cui la coalizione dell’Ulivo (1996-2001) guidava il paese, che non si vedeva una propensione così importante al cambiamento della Costituzione. Allora fu il Titolo V parte II (autonomie locali) ad essere modificato da parte del centro sinistra, per venire incontro al principio di sussidiarietà (molti parlamentari avevano avuto esperienze politiche negli enti locali). Adesso, invece, è il decisionismo di Matteo Renzi a spingere forte ed avanti. La Costituzione sarà modificata e qualora i partiti minori della maggioranza facessero ostruzionismo, allora il premier si potrà giocare la carta delle elezioni, forte del 40,8%.
E’ il Senato ad essere centro di discussione. In aula addirittura il 3 luglio – come deciso dalla conferenza dei capogruppo al Senato –, grazie ad un’improvvisa accelerata, purché i lavori in Commissione Affari Costituzionali siano conclusi. Un cambio di passo, quello sul ddl Renzi-Boschi, dovuto all’accordo raggiunto con la Lega Nord: Senato non più elettivo, che dà un peso maggiore alle Regioni (2/3 degli eletti) piuttosto che ai Comuni (1/3 degli eletti). Questo derivante dal fatto che è il centro sinistra a pesare di più nella ‘bilancia dei primi cittadini’. Per quel che riguarda le regioni, al contrario, il peso politico è più equilibrato. Entusiasta Calderoli: “il Senato non è più quel dopolavoro che era diventato: avrà un potere nel processo legislativo europeo anche nella fase ascendente, cioè in quella di formazione delle direttive. Tutti, inoltre, dovranno rispondere ai costi e fabbisogni standard”. Gongola Renzi che conferma ai suoi: “siamo ad un passo dalla chiusura” dell’accordo.
Ma alle riforme costituzionali è anche legato il destino, ovviamente, della legge elettorale. L’Italicum, nato dal ‘patto del Nazareno’ (Pd – Forza Italia), riportava il modo di selezione dei parlamentari al maggioritario. Tuttavia, in Parlamento, è nata una nuova asse: Movimento 5 Stelle – Lega Nord. Entrambe convergerebbero sul modello spagnolo (proporzionale corretto).
La linea Pd-FI resta, comunque, la più stabile. Nonostante Berlusconi. Infatti l’ex premier si è presentato ieri a Montecitorio per presentare il ddl forzista sul presidenzialismo. “Inopportuno”, l’ha bollato immediatamente Renzi. Che ai suoi ha detto: “aprire la questione del presidenzialismo ora è intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, è inutile infilarci in un dibattito su questo”. Secondo Renzi sono altre le riforme necessarie adesso, tanto più che “l’accordo politico è vicino” con FI. Prima, però, le consultazioni con gli altri partiti ed il face to face con Beppe Grillo. Rigorosamente in streaming, si intenda.
Daniele Errera