Il Brogliaccio: Legge 194, obiezione con coscienza
Il Brogliaccio: Legge 194, obiezione con coscienza
Antefatto: verso la fine dell’Anno Domini 2015 l’ospedale San Camillo di Roma indice, per la prima volta, un concorso volto all’assunzione di personale dirigente medico, orientato verso coloro i quali non scelgano l’obiezione di coscienza nell’espletamento delle proprie funzioni tutelate, dal 1978, grazie alla legge 194 sul diritto all’aborto.
Il Brogliaccio: Legge 194, obiezione con coscienza
Avviene, sovente con tempi di avanzamento biblico-elefantiaci, che in Italia domanda e offerta si incontrino secondo la portentosa leva del merito e che dunque anche i concorsi pubblici per titoli ed esami giungano a termine, dando così seguito alle agognate assunzioni. Questo è ciò che avverrà nei prossimi giorni, terminate le prove d’esame, per il bando in questione. Nelle mire del nosocomio e della Regione Lazio, tale nuovo bacino di personale medico-sanitario dovrebbe supplire, e contestualmente essere d’esempio, alla reale inadempienza legislativa circa la mancata applicazione della 194.
La legge 194, approvata alla fine degli anni ’70, garantisce, o dovrebbe garantire, alle donne, la possibilità di interrompere volontariamente una gravidanza (IVG). Ciò nonostante, nei fatti, tale ipotesi è sistematicamente negata per via di un altro diritto garantito dal capitolato della normativa: l’obiezione di coscienza.
Legge 194: in scienza e coscienza
Pur non discutendo il merito della libera scelta né tantomeno il diritto all’autodeterminazione soggettiva di obiezione, entrambe peculiarità essenziali per il cemento di uno Stato fondato su regole di civile convivenza, nonché parti fondamentali anche esse salvaguardate dalla legge 194, il problema degli obiettori esiste.
Soltanto nella Regione presieduta da Nicola Zingaretti, otto ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza con una media nazionale che raggiunge il 70 per cento. Di più: 7 anestesisti su 10 e la metà del personale non medico rifiutano le prestazioni, a corollario di terapia, sancite dalla direttiva. La polemica del dibattito pubblico di questi giorni riguardo alle scelte operate dal Polo sanitario romano a difesa della legge 194 assume, alla luce di quanto esposto, il retrogusto amarognolo derivante dalla penuria grave di buon senso: obiettori, d’accordo, ma senzienti.
Legge 194: a ragion veduta
“La situazione è già disastrosa ma molto presto peggiorerà: i medici non obiettori negli ospedali scompariranno e le donne che non intendono portare avanti la gravidanza non potranno più abortire. Una legge dello Stato sarà di fatto inapplicabile. Va anche considerato che non ci sono scuole di specializzazione in cui i/le giovani che intendono specializzarsi in ginecologia possano formarsi apprendendo le più moderne tecniche per l’IVG”.
Il ragionamento è quello portato avanti dal Comitato scientifico della LAIGA. Secondo i dati della Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione della legge 194 del 1978, l’età media dei medici non obiettori supera i cinquanta anni. Va da sé che di questo passo potrebbe in futuro palesarsi un pericoloso depauperamento lavorativo della categoria.
Nelle ultime ore l’Ordine dei Medici di Roma ha richiesto all’ospedale San Camillo il ritiro del bando di concorso giudicato discriminante e iniquo per tutti i potenziali concorrenti lecitamente obiettori di coscienza.
All’interno della sezione Concorsi del nosocomio capitolino, fra le procedure in via di espletamento, abbiamo reperito un Bando Ufficiale di Concorso, risalente al 24 novembre 2015, inserito nella Gazzetta Ufficiale numero 92. Ebbene, in esso non si fa alcun riferimento ad eventuali caratteristiche di ricerca professionali lesive o penalizzanti per alcuno. L’esplicito bisogno dell’applicazione della legge 194 è invece, a ragion veduta, ben posto in evidenza.