Movimento 5 stelle: contro i vitalizi, pensioni uguali per tutti
L’appuntamento è per lunedì 27 febbraio, ore 11.30, presso la sala stampa di Montecitorio. In questa sede, i deputati cinque stelle Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino, presenteranno una proposta in tema di pensioni dei parlamentari. L’idea, portata avanti strenuamente dai pentastellati, è quella di rendere le pensioni di deputati e senatori al pari di quelle degli altri lavoratori dipendenti.
In realtà non si tratta di una novità eclatante. Ma procediamo con ordine. Soprattutto negli ultimi mesi, la issue “guerra ai vitalizi” non è stata monopolio esclusivo del Movimento 5 Stelle, il partito anti-casta per eccellenza. Anche il Partito Democratico ha giocato un ruolo fondamentale. Tornata in auge dopo il referendum costituzionale di dicembre, al quale sono conseguite le dimissioni di Matteo Renzi e la nascita di un nuovo governo, è l’ex Presidente del Consiglio a farla propria e a rilanciarla nell’arena del dibattito pubblico. “Bisogna andare subito al voto per evitare che scattino i vitalizi”, è quello che dirà Renzi all’indomani delle sue dimissioni.
Movimento 5 Stelle: le pensioni parlamentari
La riforma del 2012, in realtà, ha abolito i vitalizi, sostituiti dalla pensione da parlamentare. A differenza del vitalizio, questa viene calcolata con il metodo contributivo, è cioè basata esclusivamente sui contributi versati dai parlamentari (mediamente molto inferiore agli assegni pre-riforma). Per questo, ogni deputato e senatore versa mensilmente al Fondo pensioni di Camera e Senato un contributo pari all’8,8% della propria indennità parlamentare lorda (poco meno di 800 euro), che va a sommarsi a quanto versato dalle Camere per ciascun eletto (poco meno di 1.500 euro mensili).
Il diritto alla pensione scatta al compimento dei 65° anno di età da parte dell’ex parlamentare, a condizione che abbia svolto almeno 4 anni, sei mesi e un giorno di mandato parlamentare effettivo. Per ogni mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno fino al minimo inderogabile di 60 anni.
Considerando che la XVII legislatura è iniziata il 15 marzo 2013, la data da tenere d’occhio è il 15 settembre 2017. Uno scioglimento prima di questa data, infatti, farebbe perdere ai parlamentari il diritto alla pensione e tutti i contributi versati in questi anni (circa 20 milioni di euro), a meno che non vengano rieletti. In questo caso, i contributi versati durante la XVII legislatura si andrebbero ad aggiungere a quelli versati nella XVIII. A differenza delle altre legislature, in quella attuale quasi due parlamentari su tre, 438 su 630 deputati (il 69,5%) e 191 su 315 senatori (il 60,6%), sono alla prima esperienza in Parlamento. Ciò significa che la possibile perdita del diritto alla pensione per la fine anticipata della legislatura riguarda più del 60% dei parlamentari.
Movimento 5 Stelle: se si vota prima di settembre
Ed ecco spiegato il potenziale di attrattività della issue. Se si votasse prima del 15 settembre non scatterebbero i “vitalizi” (errore di forma, ma termine molto più forte rispetto a “pensione”) per “la casta”. Ed ecco, conseguentemente, Matteo Renzi cavalcare l’onda della “guerra ai vitalizi” insieme al Movimento 5 Stelle.
Una cavalcata in solitaria, visto che la maggior parte degli esponenti del Partito Democratico, complici i problemi interni al partito, vuole la conclusione naturale della legislatura. Il M5S, da parte sua, punta il dito contro i democratici. Scriveva così, ieri, Luigi Di Maio sul suo profilo facebook: “Il PD ha appena annunciato le #primarieperlapensione il 30 aprile impedendo il voto a giugno per arrivare almeno a settembre. Miserabili!”. Il che non potrà altro che arricchire di toni più accesi la conferenza stampa convocata dai cinque stelle per lunedì prossimo.
Movimento 5 Stelle: i disegni di legge già in Parlamento
Come anticipato precedentemente, l’obiettivo principale della proposta cinque stelle è quello di equiparare le pensioni di deputati e senatori a quelle degli altri lavoratori dipendenti. Tuttavia, si nota che l’idea non si distanzia molto da quelle già contenute in diversi disegni di legge depositati in Parlamento.
Tra queste, la più conosciuta è a firma Matteo Richetti, deputato Pd. In essa, ferma in Commissione Affari Costituzionali da dicembre 2015, troviamo, per esempio, la proposta del versamento dei contributi da parlamentare agli enti previdenziali di provenienza invece che al Fondo pensioni di Camera e Senato. Proposta di cui parleranno anche i deputati pentastellati nella conferenza stampa di lunedì.
Ed è proprio nel lanciare la “guerra ai vitalizi” che Matteo Renzi riporta il ddl Richetti alla ribalta, dopo l’accantonamento degli ultimi anni. O meglio. La proposta di legge del deputato democratico, in realtà, non ha mai fatto scalpore all’interno del dibattito pubblico. Lo fa solamente adesso, con un Renzi che ne acclama i contenuti e un Movimento 5 stelle che cerca di farli propri.
Anche se ancora non sono state calendarizzate, le elezioni politiche si svolgeranno al massimo entro un anno. La campagna elettorale è ufficialmente iniziata e la issue “guerra ai vitalizi” si candida ad essere una delle principali che la animeranno.