Sono due i principali temi che hanno fatto da cornice alla recente visita di stato del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che tra il 21 e il 26 febbraio si è recato in Cina: la nuova “Via della Seta” e il multilateralismo. La nuova grande iniziativa, non per niente, è uno dei tanti strumenti di cui la Cina si vuole avvalere per esportare il proprio concetto di multilateralismo (duōbiān zhǔyì, 多边主义) e globalizzazione (quánqiúhuà,全球化), fattori, secondo il Segretario del Partito, in grado di contrastare la nuova possibile insorgenza del protezionismo. Questa è la formula che il Presidente Xi Jinping ha proposto a Davos, durante il World Economic Forum 2017.
Economia Italia: Mattarella a Pechino
L’esito della missione che ha condotto Mattarella a Pechino, Shanghai, Xi’an e Chongqing è stato certamente positivo. Mattarella ha riconfermato, in primis, l’assoluto interesse e il categorico impegno italiano a voler esser parte attiva della nuova “Via della Seta” e dei suoi corollari nelle vesti di polo geostrategico nel Mediterraneo. Pechino, da parte sua, ha accolto con piacere queste dichiarazioni.
Nonostante diversi analisti cinesi concordino sulle difficolta di crescita del PIL italiano e reputino pericolosi i flussi migratori verso l’estero per via delle scarse opportunità d’impiego, il tessuto economico italiano, largamente fondato sulla piccola e media impresa e relativamente simile a quello cinese, offre possibilità d’investimento interessanti che i cinesi non si vogliono far sfuggire.
Economia Italia: partenariato strategico
L’ormai già consolidato “partenariato strategico” che oggi vede Roma quinto partner commerciale europeo offre una possibilità unica per rinforzare la strategia cinese di penetrazione del vecchio continente.
Se l’Italia sarà in grado di ampliare il proprio sistema infrastrutturale con successo, in particolare il suo sistema portuale nell’Adriatico, Pechino potrebbe certamente incrementare il volume di beni esportati verso l’Europa occidentale tramite i porti italiani, dedicando alla Grecia, i cui porti sono ormai in mano al gigante cinese COSCO, il commercio verso l’Europa orientale e centrale.
In un’intervista rilasciata alla CCTV, rete nazionale cinese, Mattarella ha saggiamente rimarcato l’importanza della vecchia Via della Seta nei primi contatti tra oriente ed occidente. In modo analogo, l’antica amicizia tra i due paesi è stata ripetuta durante la sua lectio magistralis presso la prestigiosa Università “Fudan” di Shanghai, ateneo cinese d’eccellenza e meta sempre più frequente di studenti italiani. La promozione degli scambi studenteschi, infatti, è stato un altro punto pivotale della retorica adottata da Mattarella.
Economia Italia: il sogno si avvera
L’ultima missione italiana di questo stampo risale a sette anni fa, quando il Presidente Giorgio Napolitano si recò in una Cina dove ancora gli slogan erano sullo stile di “Sviluppo pacifico” (hépíng fāzhǎn,和平发展) e il “Sogno cinese” (zhōngguó mèng,中国梦) stava per emergere.
La nutrita delegazione italiana che ha accompagnato Mattarella, tra cui il Ministro degli affari esteri, Angelino Alfano, e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, è riuscita a concludere 13 accordi di natura commerciale, culturale e istituzionale dal valore complessivo di cinque miliardi di euro circa.
Alcuni di questi accordi, realizzati in occasione del 4° Business Forum Italia-Cina, includono l’intesa tra Ansaldo Energia e Shanghai Electric per la produzione di turbine di serie H. Fincantieri, rappresentato dall’ad Giuseppe Bono, ha firmato con la China Shipbuilding State corporation un’intesa che rende effettiva la proposta di costruzione delle prime navi (ordine per due navi più opzione per quattro). Ancora, Roberto Battiston, presidente dell’Asi, ha accordato con il direttore generale di China Manned Space Agency (CMSA), Wang Zhaoyao, una collaborazione scientifica riguardante lo studio delle missioni di lunga durata degli astronauti, per la biomedicina e la fisiologia. Questi sono solo alcuni dei tanti ententes cordiales conclusi.
Economia Italia: ciclone Trump
Un altro elemento emerge tuttavia dalle dichiarazioni di Mattarella. Il ruolo di Washington rimane fondamentale per l’Italia e per giudicare l’operato di Trump, il cui mandato è “appena agli inizi” serve ancora del tempo. Mattarella, esprimendo il desiderio di non assistere a future “guerre commerciali”, ha elogiato i vantaggi del libero mercato, di cui sempre gli Stati Uniti sono stati i maggiori fautori. In quest’ottica “transatlantica”, la penisola potrebbe avere un ruolo di convergenza unico grazie alla sua posizione geografica.
Il Mediterraneo, nei prossimi anni, potrebbe diventare un punto d’incrocio non soltanto per la Cina e l’Europa, ma anche per le Americhe e il gigante asiatico.
Economia Italia: da New York a Taormina
In un periodo storico unico in cui la coesione dell’Unione Europea è minacciata anche dai rischi che celano gli investimenti esteri, tra cui chiaramente anche quelli cinesi, l’Italia ha ora una possibilità unica. Se Roma riuscirà a giocare saggiamente le proprie carte, ancor più ora che è membro non-permanente del Consiglio di Sicurezza all’ONU e che tra qualche mese ospiterà il G7 a Taormina, il messaggio sarà chiaro: la globalizzazione può esser controllata e adattata alle proprie esigenze.
Condizioni necessarie ma non sufficienti, rimangono, imprescindibilmente, la ricerca di una maggiore stabilità politica ed economica, in grado di creare terreno florido non solo per attrarre capitali esteri ma anche per stimolare l’imprenditorialità nazionale.
Federico Brembati
MedAff contributor and LSE-PKU Double MSc Degree Candidate in International Affairs