Insegnamento lingue straniere in Europa, Italia avanti alle medie ma indietro altrove – infografiche
Insegnamento lingue straniere in Europa, Italia avanti alle medie ma indietro altrove – infografiche
Ce ne eravamo occupati un anno fa, all’uscita dei dati Eurostat, e puntuale quest’anno c’è stato il rinnovo delle statistiche, con i dati aggiornati al 2015.
E sono particolarmente interessanti per osservare il grado di modernità del nostro Paese in un campo decisivo per la nostra competitività come quello della conoscenza delle lingue straniere.
Una delle prime cose che saltano all’occhio è che non vi sono grossi cambiamenti rispetto al 2014 e 2013, l’Italia rimane, come gli altri Paesi più o meno sulle stesse posizioni, che se confrontate con quelle degli altri Stati europei più grossi è di relativa arretratezza almeno alle scuole elementari e superiori.
Fanno eccezione le medie.
Insegnamento lingue straniere, Italia meglio della Germania – infografiche
Lo vediamo nella prima infografica in cui tra l’altro è possibile selezionare il tipo di educazione di cui stiamo parlando. Alle superiori in Italia sono pochissimi gli studenti che non studiano altre lingue, solo lo 0,4%, in calo, ma sono pochi anche quelli che ne studiano 2, solo il 36,7%, in aumento rispetto al 34,2% del 2013, contro una media europea del 44,1%.
Siamo battuti dai francesi, in cui il 76,1% impara due lingue, ma siamo più avanti di tedeschi, spagnoli e inglesi.
In Germania ben il 24,9%, in calo rispetto agli anni precedenti, non studia alcuna lingua.
In Spagna è il 16,2%. Almeno nel caso tedesco si tratta forse di scuole professionali tecniche, molto diffuse nel Paese.
Alle elementari si ripresenta lo stesso gap tra Germania e resto d’Europa dove la regola pare lo studio di una sola lingua
Per le scuole medie invece il nostro Paese appare in testa a livello continentale, con quasi la totalità di ragazzi che apprende due lingue, al contrario di quanto avviene altrove.
Si veda anche la seconda infografica, in cui vi sono tutti i Paesi europei. si noterà come siano i Paesi più piccoli, quelli con una lingua “debole”, quelli in cui come appare ragionevole si studiano di più le lingue straniere