Il Brogliaccio: Parlamento pigro? La distanza tra il dire e il fare
Le ultime vicissitudini politiche legano a doppio filo il processo legislativo del Parlamento alla necessità delle riforme più urgenti. Il recente dibattito concernente l’approvazione di una legge sul Testamento biologico, con le relative calcaree resistenze interpartitiche, nelle questioni etico-morali, non aiuta di certo l’immagine del ceto decidente.
Il popolo immagina ormai le élite alla stregua di un pigro quanto lento Mammut, lontano dai reali bisogni dei cittadini. Eppure potrebbe non essere un ragionamento valido sic et simpliciter. Pragmaticamente, cosa c’è ancora da fare? Cosa è realmente stato fatto? Analizzando le risorse autorevoli della piattaforma web OpenPolis, abbiamo stilato uno schema più chiaro.
Il Brogliaccio: Parlamento pigro? Il dire e il fare
L’iter legislativo in Italia è tortuoso e complicato, coinvolge, infatti, diversi attori. Il Parlamento, grazie alla facoltà di approvare le leggi, ma spesso anche i ministeri, che con i decreti attuativi ad hoc danno corso alla piena applicazione della norma. Questo secondo passaggio è meno conosciuto. Soprattutto non è tenuto in debito conto, all’interno delle necessarie tempistiche del percorso riformatore.
Potere legislativo e Parlamento: non soltanto indolenza
Il tanto odiato e vituperato bicameralismo italiano si è, in anni recenti, mostrato capace anche di cospicue acquisizioni di riforma. La XVI legislatura, l’ultima prima dell’attuale XVII, ha radunato al suo interno la presentazione di 115 Decreti legge per un totale di 18.436 sedute in Parlamento.
Durante il governo Berlusconi ed il successivo esecutivo di Monti la percentuale di attuazione e di conversione di tali atti in riforme concrete è stata pari all’84,35%. Ciò significa che dei 115 capitolati presentati, 97 sono stati poi effettivamente convertiti in legge. D’altro canto le mozioni ordinarie hanno invece riscontrato una percentuale di produttività bassa, appena il 30%, per via del continuo ricorso alla decretazione d’urgenza ed all’istituto del Voto di fiducia.
Il Parlamento oggi: ordinamento e scopo
Sembra proprio che il problema del potere legislativo peculiare del Parlamento non si celi soltanto nella flemma atavica di chi dovrebbe avanzare, discutere, proporre dunque avallare le leggi. Il diavolo si nasconde nei dettagli: nelle farraginose strutture interne piene di orpelli e povere di opportunità politica.
Prova di tutto ciò le annose mancanze che rendono l’Italia uno Stato ancora privo di una legge che disciplini il reato di Tortura. Una nazione mancante di una normativa unica che dirima le più spinose questioni etico-sociali lasciando così, in un paradossale gioco dei poteri, tale responsabilità ad un organo, la Magistratura, il quale dovrebbe esclusivamente sorvegliare l’applicazione della riforma e non crearne i presupposti attuativi. Il Parlamento invoca ancora una legislazione razionale sulla concorrenza di mercato.
Tanto c’è ancora da fare. Ciò nonostante, sempre i numeri di OpenPolis ci dicono che la facoltà decidente del Belpaese non è del tutto un ricordo. Delle 282 leggi approvate nell’arco della XVII legislatura, 74 hanno richiesto una ulteriore fase di lavoro, per un totale di 1051 provvedimenti attuativi da parte dei ministeri. Insomma, il ritornello della Casta che arranca, suona bene fino ad un certo punto.