Concorsi pubblici: Confartigianato promuove il ritorno degli Sciuscià a Palermo
Concorsi pubblici: Confartigianato promuove il ritorno degli Sciuscià a Palermo
A breve la tradizione degli sciuscià rivivrà nelle strade del centro di Palermo. Da via della Libertà a via Maqueda, passando per la Stazione centrale e viale Ruggero VII, i lustrascarpe torneranno con le loro postazioni mobili.
Il tutto è nato da un progetto della Confartigianato palermitana, che ha promosso il bando Shoeshine 2.0 nel mese di gennaio 2017. Un progetto che, sul territorio, ha avuto un buon feedback. Tanto che hanno risposto all’iniziativa in settanta.
Concorsi pubblici: il bando di Confartigianato
Qualche giorno fa sono terminate le selezioni e i sedici prescelti si sono riuniti dal notaio per formare la Cooperativa degli sciuscià. Si tratta di giovani candidati, alcuni dei quali in possesso di lauree specialistiche.
E la questione aveva fatto discutere. I più, infatti, bollano il lavoro di lustrascarpe come una professione umile.
Gli sciuscià, in effetti, cominciarono a diffondersi nel meridione d’Italia nel dopoguerra su imitazione degli shoeshine dell’esercito americano. Erano soprattutto ragazzi poveri, tanto che il cinema neorealista immortalò i lustrascarpe nel celebre Sciuscià di Vittorio De Sica.
Sempre il cinema ha raccontato l’esistenza di questa professione in epoca più recente. Era il 2011, quando il regista finlandese Aki Kaurismäki girò Miracolo a Le Havre, con protagonista un giovane shoeshine.
Concorsi Pubblici: un mestiere in estinzione
Già allora, La Stampa, nel recensire il film aveva sottolineato come nel mercato attuale il posto per questo mestiere si fosse sempre più ridotto. Da un lato, infatti, le scarpe in pelle o il cuoio erano sempre meno frequenti. Dall’altro, l’evoluzione della società aveva messo a rischio di estinzione questa professione.
Il quotidiano torinese, infatti, citava la teoria di uno zoologo inglese, Desdmond Morris, per il quale il declino del lustrascarpe era legato al suo “aspetto servile”. Secondo questo studioso, infatti, lucidare le scarpe implicava un contatto tra umani in cui uno dei due è costretto ad inginocchiarsi, mettendosi in posizione subordinata rispetto all’altro.
Un atteggiamento che, per questo zoologo, fatica ad affermarsi in una società fondata almeno in teoria sull’uguaglianza di tutti i suoi membri. Comunque la si metta, però, quello che è certo è che il mestiere di lustrascarpe si sta estinguendo.
Resiste ancora ai margini delle strade delle metropoli indiane, in Africa ed in Sudamerica, mentre in Occidente è sempre meno frequente. E l’Italia non fa eccezione. Solo qualche bottega che sopravvive nei centri di Roma e Napoli. Anche a Caltanissetta, che una volta vantava ben 32 lustrascarpe sparsi nel nucleo storico, se ne contano ormai solo due.
Concorsi pubblici: una piccola risposta per l’occupazione
Tra gli obiettivi della Confartigianato, dunque, uno è quello di recuperare un mestiere solo in apparenza umile. Come tutte le professioni artigianali, anche quella del lucidascarpe prevederà una formazione con artigiani del settore. Quindi, a maggio 2017, l’esordio in strada.
Dall’altro, il tentativo di rilanciare l’occupazione giovanile. Per Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo questa è un’opportunità per “dare occupazione reale a 16 persone”.
In un’intervista al Sicilia, il numero uno della confederazione di categoria del capoluogo siciliano spiegava come questo fosse un tentativo per “dare una risposta, seppur piccola, al problema occupazionale”.
“Riscoprendo antichi mestieri si possono dare opportunità di lavoro”, aveva concluso Reina, citando i casi di quegli sciuscià 2.0, che offrono i loro servizi via internet.