Notizie dal mondo: Il Medioriente spiegato con 3 fatti
I mostruosi numeri degli attacchi suicidi dell’Isis, la Turchia di Erdogan sempre più isolata in Siria e la vittoria di un palestinese nel famoso programma Arab Idol, le tre notizie del Medio Oriente scelte per voi
Notizie dal mondo: Isis, 1000 attentati suicidi in un anno
Secondo il report War by suicide diffuso da Charlie Winter, ricercatore della Quilliam Foundation, l’Isis ha compiuto tra il dicembre 2015 e il novembre 2016 quasi mille attacchi suicidi.
Grazie all’aiuto dei dati forniti dall’International Center for Counter Terrorism, il ricercatore ha analizzato le operazioni delle Stato Islamico, osservando come nell’84% dei casi gli attacchi suicidi sono avvenuti contro obiettivi militari. Charlie Winter, intervistato dal The Guardian, ha affermato che l’Isis ha “industrializzato il concetto di martirio”.
“Adottando un approccio che è, tatticamente parlando, molto più simile a quello dei kamikaze del Giappone, rispetto ai terroristi di AlQaida, l’Isis ha militarizzato il suicidio più di qualsiasi altro attore dalla seconda guerra mondiale ad oggi. La strategia del martirio è migliorata. Non solo grazie all’utilizzo di un esplosivo più potente e affidabile, ma anche creando un flusso continuo di jihadisti vogliosi di sacrificare la propria vita per il califfato”.
Charlie Winter ha sintetizzato, grazie ai numeri, che il 70% degli attacchi sono avvenuti tramite l’utilizzo veicoli, come tank, macchine e camion. Solo il 20% dei suicidi è stato compiuto da combattenti stranieri, la maggior parte dei kamikaze sono siriani o iracheni.
Tra i foreign fighters prevalgono tagiki, sauditi, marocchini e tunisini. La battaglia di Mosul è l’esempio di come l’Isis abbia portato la pratica del martirio ad un livello superiore. Nella prima settimana dell’offensiva gli attacchi suicidi sono stati 58.
“Dietro ad ogni uomo bomba c’è una tattica o un obiettivo strategico”, conclude il ricercatore della Quilliam Foundation. Il report di Charlie Winter evidenzia poi come lo Stato Islamico ha implementato la sua propaganda del martirio.
Stando al report del ricercatore britannico, l’Isis ha una formula ben congegnata su come trasmettere il messaggio del martirio. Dopo aver annunciato il suicidio, la comunicazione dello Stato Islamico si mette in moto, provvedendo a diffondere il più possibile i dettagli dell’attacco, le conseguenze e la biografia con la foto del martire.
Durante l’intervista con il The Guardian, Charlie Winter ha più volte messo in parallelo gli attacchi suicidi dell’Isis con l’esperienza dei kamikaze giapponesi. Parallelo che, esattamente come il Giappone del 1944, vede l’intensificarsi degli attacchi tra Siria e Iraq nel segno della decadenza territoriale del califfato. Ma le differenze tra i due esempi sono comunque enormi.
La nascita stessa dell’Isis nell’Iraq post occupazione americana è impregnata del sangue degli attacchi suicidi. I “kamikaze” di Baghdadi sono stati la base con cui lo Stato Islamico ha acceso le lotte settarie tra sciiti e sunniti nell’Iraq “democratico”, approfittando dei vuoti lasciati dal Governo ufficiale.
Notizie dal mondo: Siria, Erdogan nelle sabbie mobili
“Attaccheremo le posizioni dell’Ypg se non si ritireranno dall’area”, le dure parole del Ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ai giornalisti nella mattinata di ieri hanno fatto da catalizzatore per l’accordo tra curdi e Governo di Damasco, il tutto sotto lo sguardo attento di Mosca.
L’obiettivo del Presidente Erdogan è la città di Manbij. “L’Ypg deve lasciare i territori ad ovest dell’Eufrate”, così il leader dell’Akp durante una recente visita diplomatica in Pakistan. “Abbiamo detto all’amministrazione Obama in precedenza che Manbij doveva essere consegnata agli arabi e loro ci hanno risposto che le unità del Pyd/Ypg (i curdo-siriani) stavano andando via, ma sfortunatamente non sono mai partiti”, ancora Recep Erdogan in una intervista di due giorni fa ad una testata turca.
Nella giornata di ieri, mentre le milizie curdo-siriane erano impegnate in violenti scontri con l’esercito turco e l’Els, il consiglio militare di Manbij ha legiferato affinché l’esercito regolare siriano prendesse gradualmente il controllo dell’area.
A confermare la notizia, oltre ai rappresentanti dell’Ypg, anche il generale russo e capo delle forze armate in Siria Sergei Rudskoi: “In accordo con l’intesa raggiunta, durante la giornata del 3 marzo diverse unità dell’esercito regolare siriano prenderanno posizione nel territorio precedentemente occupato dall’Ypg”.
Lo scudo dell’Eufrate è sempre più isolato. Presa Al Bab, ex roccaforte dell’Isis, adesso la Turchia si trova circondata e impossibilitata a proseguire il suo cammino verso Raqqa. Stati Uniti, Russia e alleati supportano i curdi nell’operazione Raqqa, estromettendo definitivamente Ankara dalla liberazione della capitale dello Stato Islamico.
La paura di Erdogan di avere un nuovo nemico al di là del confine sud orientale diventa sempre più concreta. Il Presidente turco si trova adesso bloccato nel complesso panorama siriano. Anche i rinati contrasti con l’Iran sono più la conseguenza di una profonda delusione che una reale pericolosa escalation.
Teheran è un partner economico molto importante per la Turchia. Ankara importa oltre il 20% del suo gas naturale dall’Iran. La parte recitata da Erdogan aggrada Trump e il suo esecutivo, impegnato a distruggere l’accordo sul nucleare siglato dall’amministrazione Obama, ma non smuove gli interessi regionali.
Erdem Aydin, professore all’Università di Bogazici, avalla la tesi del contrasto-non contrasto, “le zone di influenza e gli obiettivi possono anche causare delle frizioni tra i due paesi, ma in base ai forti accordi economici non credo che alle tensioni diplomatiche seguiranno tensioni reali”.
Atilla Yesilada, analista politico presso l’Istanbul Global Source Partner, in un’intervista ad Al Jazeera ha invece illustrato la causa iniziale dei contrasti, evidenziando come in realtà l’escalation di frecciate diplomatiche sia avvenuta dopo il viaggio nella penisola Araba. “E’ possibile che alla richiesta fatta da Erdogan ai paesi del Golfo di avallare una zona franca nel Nord della Siria libera dai curdi, sia stato richiesto alla Turchia di adottare un atteggiamento di maggiore contrasto all’Iran”, le parole di Yesilada sulle colonne della testata di Doha.
L’influenza turca in Siria sembra quindi destinata ad essere sempre più marginale. Ankara dovrà necessariamente soppesare i costi con i benefici di una politica improntata sul contrasto all’Iran e ai curdi, considerando anche la posizione di Russia e Usa.
Notizie dal mondo: Arab Idol, vince un palestinese cristiano
Centinaia di persone hanno invaso le strade di Betlemme nella serata di sabato, dopo che il 23enne Christian Yacoub è diventato il secondo palestinese a vincere il popolarissimo programma televisivo Arab Idol.
Un mega schermo per seguire la gara, poi la festa. Arab Idol, celebre format americano, è il programma più seguito nei paesi arabi e la vittoria del 23enne è divenuta una trasversale occasione di riscatto.
Bandiere palestinesi e simboli della fede cristiana siriaca hanno sfilato nella strade di Betlemme e non solo.
“Yacoub ha vinto grazie alla sua voce, alla sua educazione e alle sue buone maniere”. Così la madre del vincitore ai microfoni dei giornalisti. Anche il Presidente palestinese Mahmoud Abbas era presente a Beirut, dove viene prodotto il programma. La massima carica dell’Autorità nazionale palestinese e dell’organizzazione per la liberazione della Palestina ha incontrato Christian, e l’altro finalista palestinese Amir Dandan, poche ore prima della finale.
Sono stati 4 i partecipanti ad Arab Idol, sui 25 totale, originari della Palestina. Il trend è decisamente in crescita, anche grazie alla vittoria simbolo del 2013 del 23enne Mohammed Assaf.
Originario di un campo profughi di Gaza, Mohammed ha ispirato con il suo trionfo il regista due volte nominato agli Oscar Hany Abu-Assad a realizzare un film sulla sua storia. Una pellicola che celebra una vita qualunque in un contesto difficile, portata al successo dal talento. Un The Millionare in salsa Medio Orientale.
Davide Lemmi