Sondaggi politici, legge elettorale: proporzionale come anticamera dell’inciucio

Pubblicato il 6 Marzo 2017 alle 12:59 Autore: Alessandro Faggiano
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Sondaggi politici, legge elettorale: proporzionale come anticamera dell’inciucio 

Il nostro Paese è in perpetua campagna elettorale – almeno ufficiosamente – da quasi un anno. Prima il referendum, poi la crisi di governo che ha aperto il campo a possibili elezioni anticipate. Ipotesi che, senz’altro, è andata sfumando con il passare delle settimane, a causa delle fratture interne al PD e definitiva scissione. Contestualmente, si è ri-aperta la discussione sulla legge elettorale.  La sentenza sull’italicum ci ha regalato un proporzionale da prima Repubblica, ricordata da molti come un sistema politico fondato sul compromesso, “dove nessuno vince e nessuno perde”. Un elemento chiave della rappresentazione della prima fase Repubblicana del nostro Paese, durata quasi mezzo secolo, è quello che viene comunemente chiamato inciucio. Termine gettonatissimo e ripreso dallo stesso centro (con Renzi in primis), erede della tradizione democristiana

Sondaggi politici, legge elettorale: per quasi un elettore su due, proporzionale porta all’inciucio

La maggior parte dell’elettorato italiano sembra non gradire il proporzionale a causa dell’eccessiva facilità per arrivare a compromessi e accordi sottobanco: inciuci, per l’appunto. Alla domanda: “il proporzionale è l’anticamera dell’inciucio. Lei è molto, abbastanza, poco o per niente d’accordo?” Quasi la maggioranza assoluta si è espressa a favore della correlazione tra proporzionale e inciucio. Quasi la metà degli intervistati (il 47%) si trova d’accordo. Appena un 25% in totale, invece, si esprime in senso contrario. Rimane una larga fetta d’elettorato – il 28% – che non riesce ad esprimersi in merito.

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Sondaggi politici, legge elettorale: come la pensano i partiti

I maggiori partiti italiani hanno delle posizioni molto chiare sulla legge elettorale e il valore di proporzionale e maggioritario. Il PD di Renzi, per esempio, opta – per bocca del suo ex segretario e con l’appoggio della base – per il maggioritario. Non a caso, il fiorentino propose di ripartire dal mattarellum, la prima legge elettorale della neonata seconda Repubblica. Lo stesso Matteo Renzi pronunciò la massima sulla prima Repubblica nella notte dell’annuncio delle sue dimissioni.

Dell’idea esattamente opposta è il Movimento 5 Stelle, che fa della rappresentanza e della rappresentatività uno dei suoi cavalli di battaglia. Il Movimento si oppone al maggioritario e punta a un proporzionale corretto con soglie di sbarramento abbastanza alte. La proposta lanciata dai pentastellati al PD non fu raccolta dai dem. Anche il partito dei moderati di Silvio Berlusconi si pronuncia a favore di un maggior peso della rappresentatività, pur dichiarando la necessità di avere meccanismi che permettano di governare con una certa stabilità.

Infine, per gli altri due partiti maggiori dell’area di destra (Lega Nord e Fratelli d’Italia), la legge elettorale passa in secondo piano. Tanto per Salvini che per la Meloni, infatti, l’importante “è che si vada a votare subito”. Un mantra ripetuto da oltre un anno e gridato con sempre maggior veemenza, dal 5 dicembre 2016 in poi.

 

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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