Politica Italia, Immigrazione: da che parte sta il Movimento 5 Stelle?
Una “nuova versione dell’ordine esecutivo che prevede il blocco degli ingressi in Usa per i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana”. Così, lo scorso 17 febbraio, un convinto John Kelly, segretario alla Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, aveva presentato la riedizione del “muslim ban” in occasione del Forum sulla sicurezza di Monaco.
Politica Italia: l’immigrazione ai tempi di Trump
Dichiarazioni che il presidente Donald Trump ha confermato lunedì 6 marzo con la firma del “travel ban“. La notizia del nuovo provvedimento è arrivata dalla sua collaboratrice Kellyanne Conway.
Provvedimento, il “muslim ban 2.0”, che entrerà in vigore il prossimo 16 marzo. Il nuovo bando non prevede grosse modifiche rispetto alla prima edizione. Salvo l’esclusione dell’Iraq dalla black list dei paesi musulmani verso i quali il documento è diretto.
Da segnalare poi l’inasprimento delle norme riguardo il trattamento dei rifugiati. Soglia di rifugiati accettati che scende infatti a 50mila; 60 mila unità in meno rispetto alle complessive 110mila stabilite dall’ormai ex presidente Barack Obama.
Sulla questione dei richiedenti asilo siriani, infine, la Conway ha affermato: “i rifugiati siriani saranno trattati come tutti i rifugiati”.
Tutto questo a dimostrazione di come la sospensione del primo muslim ban, confermata dalla corte d’appello del Ninth Circuit il 9 febbraio scorso, non abbia scalfito le posizioni del neo inquilino della Casa Bianca.
Politica Italia: l’asse con la destra europea
Una dottrina, quella di Trump sull’immigrazione, che ha destato molte critiche negli States ma anche non pochi endorsement. In particolare dalle forze della destra europea.
Il 28 gennaio, all’indomani della firma del primo ordine esecutivo anti-islam, la candidata del Front National alle presidenziali francesi Marine Le Pen sosteneva così il Presidente Usa dal suo profilo Twitter: “Ce qui gêne les médias et les politiques, c’est que #Trump respecte ses engagements et applique son programme”. Tradotto: “Ciò che disturba i media e i politici, è che Trump rispetti i suoi impegni e applichi il suo programma”.
Le Pen attraverso il suo programma presidenziale punta a bloccare i flussi migratori verso la Francia e a ridurre a 10.000 il numero di stranieri in entrata per anno; attualmente il saldo delle migrazioni in entrata attesta 40.000 persone l’anno.
Appoggio alle politiche di Trump che era arrivato puntuale anche dalla Lega Nord e dal segretario Matteo Salvini. In uno scontro col giornalista David Parenzo a La Zanzara (Radio 24) aveva affermato: “Ai Parenzo di turno sfugge il fatto che quello che Trump sta facendo ora, e fa bene a farlo, lo aveva promesso in campagna elettorale”.
Politica Italia: la pacca sulla spalla di Grillo
Un consenso unanime quindi dai maggiori leader “populisti”. Una “pacca sulla spalla” giunta anche dal leader del M5s Beppe Grillo che all’indomani dell’elezione del presidente americano aveva speso parole di fiducia per The Donald.
Il leader pentastellato, in un’intervista per la testata francese Journal du Dimanche, aveva infatti affermato: “Trump semble modéré, les médias ont déformé son point de vue et il s’est simplement adapté à ce qu’on disait de lui. (Trump sembra moderato, i media hanno deformato il suo punto di vista e si è semplicemente adattato a ciò che hanno detto di lui)”.
Un avvicinamento a Trump da parte del capo del MoVimento che, unitamente ad alcune recenti voci che vedrebbero possibile un’alleanza M5S-Lega, spinge a porci alcune domande proprio riguardo le idee ed il programma dei cinque stelle in materia di immigrazione.
Un argomento da sempre defilato nel discorso grillino, ed anche per questo la linea del movimento appare mutevole e poco chiara. A scanso di coloro che accostano i cinque stelle alla sinistra in materia di immigrazione, appare fondamentale capire cosa sostiene veramente il movimento di Grillo su un tema così attuale.
Politica Italia: una, nessuna, centomila posizioni
Parafrasando Pirandello, si potrebbe dire che i pentastellati hanno una, nessuna e centomila posizioni relative all’immigrazione.
C’è la posizione personale di Beppe Grillo, dunque, per estensione la “posizione ufficiale del movimento”. A questa si è accodata, la stragrande maggioranza dei big tra cui Di Battista, Sibilia e Taverna. Un patriottismo con venature xenofobe presente sin da tempi non sospetti (illuminante a proposito un articolo ospitato nel blog del marzo 2007 intitolato I Confini Sconsacrati ) unito, contestualmente allo scoppio della crisi migratoria della seconda metà del 2014, ad una retorica i cui toni riprendono sostanzialmente quelli dei partiti di destra sovranista.
In essi si propone una irrealistica separazione immediata tra clandestini e rifugiati politici in loco nelle ore successive agli sbarchi; senza tenere in considerazione che la concessione dello status di rifugiato e il conseguente diritto d’asilo coinvolge diversi enti pubblici e può essere un processo lungo. Inoltre, i motivi per la sua concessione sono molteplici e non sempre di immediata valutazione.
Poi ci sono le mille posizioni frammentate di quella galassia di persone, associazioni e gruppi che compone la cosiddetta “sinistra del movimento”. Vanno da un sostanziale ricalco delle politiche attuali della gestione dei flussi migratori sino alla proposta di concessione di asilo per i cosiddetti rifugiati climatici.
Questa spaccatura, coperta solo dal decisionismo con cui Grillo e Casaleggio hanno sempre gestito il loro movimento, tuttavia, è talvolta emersa in modo fragoroso ed evidente. La questione dell’abolizione del reato d’immigrazione clandestina è stato il caso più lampante e vale la pena di ripercorrerlo.
Politica Italia: tensione tra due poli
Nell’autunno 2013, un emendamento riguardo l’abolizione del reato d’immigrazione clandestina firmato dai senatori 5 stelle Andrea Cioffi e Maurizio Bulcarella, approvato dalla Commissione Giustizia del Senato, ha attirato su di sé le critiche pubbliche di Grillo e di Casaleggio.
Con un post co-firmato, i due hanno criticato apertamente l’operato dei due senatori: “se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità il M5s avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”.
Tre mesi più tardi, un referendum online organizzato sul blog di Grillo, riguardo la posizione ufficiale del movimento sulla questione migranti, ha clamorosamente sconfessato la linea dei due fondatori, con circa il 64 percento dei votanti favorevoli all’abolizione del reato.
Nonostante ciò, quando il ddl è stato presentato alla camera (dopo essere passato con il voto dei grillini al senato), i parlamentari cinque stelle hanno votato contro, giustificando il voto sostenendo che il disegno di legge era stato stravolto dall’approvazione del senato e che il movimento era contrario ad altre proposte contenute nella legge. In realtà, il ddl nelle sue linee principali era rimasto immutato.
Appare chiaro dunque come la posizione del M5S sul tema migranti sia più vicina alle posizioni di Trump e delle forze di destra. Almeno secondo la linea ufficiale del movimento incarnata da Beppe Grillo.
Nonostante tutto, come dimostrato nei paragrafi precedenti, esiste nel movimento una tensione fra due poli, il leader e gli eletti. Una dialettica interna forte, anche sul tema migrazioni, tanto che non manca una parte minoritaria del partito e degli eletti (rappresentata dalla senatrice napoletana Paola Nugnes e i deputati Vega Colonnese e Giuseppe Brescia) che spingerebbe verso politiche di integrazione ed accoglienza secondo una prospettiva maggiormente a sinistra. Più a sinistra anche del PD.
Marco Vianelli
Federico Gonzato