Emergenza immigrazione, cosa succede nel Golfo di Sicilia? I movimenti di scafisti e soccorsi
Se ne parla di meno quest’anno, sarà perchè ci sono altri argomenti di attualità che riempiono le cronache dei media, come la politica interna e la giustizia? O ormai ci abbiamo fatto il callo e non fa più notizia?
Fatto sta che nei primi due mesi del 2017 siamo già a livelli di record per quanto riguarda l’immigrazione. Secondo i dati UNHCR sono già sbarcate 13437 persone. Si tratta di un aumento del 48% rispetto al 2016. 2016 che fu un anno record, con circa 180 mila arrivi. Peggio del 2014 e del 2015, quando pure si parlava di emergenza.
Gennaio e febbraio sono i mesi più freddi. Ci si deve aspettare un grande aumento di sbarchi nei prossimi mesi più caldi.
Per ora i migranti sbarcati come gli altri anni hanno una provenienza in massima parte africana, da Costa d’Avorio (20% degli arrivi), Guinea (19%), Nigeria (12%), Senegal (10%), Gambia (9%), Mali (7%).
Non vi sono eritrei, normalmente molto presenti. E siriani, che non hanno mai affollato lo Stretto di Sicilia, giungendo di più in Grecia.
Sono uomini nel 71% dei casi, e nel 16% minori non accompagnati.
Nel frattempo solo il 7% degli immigrati che erano destinati ad altri Paesi dall’Italia è stata ricollocata. Solo 2917
Emergenza immigrazione, da chi e come vengono raccolti in mare
Vi è in questa situazione drammatica, rapidamente mutevole, e molto ignorata, un giallo.
Ovvero le modalità di soccorso delle barche degli scafisti che trasportano immigrati dalla Libia o dalla Tunisia. Questi pagano più di 1000-1500€ per essere portati da un porto tunisino in Europa. Si tratta solo della tariffa della tratta finale naturalmente. Le cifre sono molto più alte nei tragitti precedenti, in una delle tre principali rotte che dall’Africa Subsahariana vengono percorse attraverso il Sahara fino a Libia e Tunisia.
E’ un enorme business, soprattutto per le dimensioni delle economie africane.
E c’è qualcuno che ha il sospetto che questo business coinvolga anche gli europei, e le istituzioni.
Il blog Gefira riporta strani movimenti accaduti in mare a ottobre, ma che a quanto pare non sono un caso isolato.
Il 12 ottobre a quanto pare la Guardia Costiera italiana allertò alcune ONG che agiscono proprio in soccorso dei migranti nell’area. Li avvisò che di lì ad alcune ore una barca avrebbe avuto bisogno di soccorso.
Il porto sicuro più vicino era Zarzis a 65 miglia nautiche, ma furono invece portati in Italia a Pozzallo, a 275 miglia.
Come poteva la Guardia Costiera a sapere fin dalla mattina del futuro naufrago della nave di immigrati? E perchè c’è questa sorta di privatizzazione dei soccorsi nel Mare di Sicilia affidati alle ONG? e Perchè sono stati portati tutti in Italia e non nella più vicina tunisina?
Sono domande e sospetti diffusi ormai. L’aumento degli sbarchi è dovuto anche a questi comportamenti?
Il soccorso così vicino alle coste africane fa risparmiare gli scafisti e li incoraggia ad una maggiore attività? Magari abbassando anche le tariffe che esigono dai migranti incoraggiandoli a partire dai loro Paesi una volta che nel passaparola si viene a sapere del calo dei prezzi?
Emergenza immigrazione, l’Italia responsabile di fatto di tutto il Canale di Sicilia
Si tratta di problematiche sottolineate anche da Limes, che fa notare come ormai l’Italia per motivi diversi sia responsabile di tutti i soccorsi a Sud della Sicilia, sia della zona maltese, sia di quella SAR (Search and Rescue) libica. Di fatto manca da parte maltese la volontà e la capacità di controllare un’area così vasta e di far sbarcare a La Valletta i migranti, mentre la Libia è di fatto un non Stato. C’è un mancato rispetto della legge internazionale quindi, anche da parte delle autorità maltesi.
I recenti accordi firmati a i primi di febbraio tra Gentiloni e Sarraji prevedono un rafforzamento della Guardia Costiera Libica. Che però è già pervasivamente corrotta e collusa. L’obiettivo è che siano i libici a fermare gli scafisti e a riprendersi gli immigrati. Una sorta di riproposizione dei respingimenti verso un Paese che però non è giudicato dalle istituzioni internazionali degno di ospitare richiedenti profughi in condizioni di rispetto dei diritti umani.
Quindi propositi teorici e problemi pratici.
Alla fine la questione è sempre la stessa. La difficoltà nel conciliare l’esigenza assoluta di salvare vite e rispettare la dignità umana con il rispetto delle leggi internazionali. Che comprendono anche la lotta agli scafisti. Messa in dubbio dalla rivelazioni sui movimenti delle strutture di soccorso nel Canale di Sicilia