Elezioni Olanda 2017: l’analisi del voto in 5 semplici grafici
Elezioni Olanda: l’analisi del voto in 5 semplici grafici
I risultati delle elezioni olandesi del 15 marzo hanno visto la riconferma dei Popolari (VVD) del premier uscente Mark Rutte quale partito di maggioranza relativa e lo stop all’ascesa dell’estrema destra populista. Ma cosa ci dice davvero il voto nei Paesi Bassi? Cerchiamo di coglierne gli aspetti più significativi, tramite l’analisi del voto mediante 5 semplici grafici.
Elezioni Olanda: boom dell’affluenza
Yesterday’s Dutch election bucked the trend of falling turnout across Europe, with an estimated 80% of eligible voters taking part. pic.twitter.com/gYnCVEHNsA
— International IDEA (@Int_IDEA) 16 marzo 2017
Il voto del 15 marzo ha fatto registrare un’affluenza superiore all’80%, una decisa impennata rispetto alle ultime 2 tornate elettorali. Ma, soprattutto, un dato in netta controtendenza rispetto alla media europea, il cui trend è ormai in inesorabile discesa da 50 anni.
Il risultato non è però una novità nella storia elettorale olandese, che presenta un turnout spesso superiore alla media continentale. Ma che in quest’occasione – come e più delle altre – evidenzia la voglia di voto utile degli olandesi, che hanno deciso di recarsi in massa alle urne per stoppare il vento populista.
Elezioni Olanda: come si è spostato il voto
Here are the results of the Dutch election, in one chart. https://t.co/PHpmSlDV6e pic.twitter.com/0GPeJsbObc
— Financial Times (@FT) 16 marzo 2017
L’infografica qui sopra spiega con chiarezza come si è spostato il consenso. Pur rimanendo il partito di maggioranza relativa, il VVD registra un’emorragia di 8 seggi. Tuttavia, al partner di minoranza del governo uscente – i Laburisti PvdA – è andata molto peggio. Perdendo ben 29 seggi, il PvdA registra una sconfitta storica, che gli fa perdere la leadership dell’area progressista.
Nel centrosinistra a farla da padrone ora sono i Socialisti (SP) ma soprattutto la sinistra ecologista GroenLinks (GL). I verdi olandesi registrano un vero e proprio boom, conquistando 14 seggi (gli stessi dei socialisti SP, che arretrano di uno).
Se il VVD cala, il resto dell’area liberalconservatrice cresce. Uno dei dati più rilevanti del voto del 15 marzo è infatti l’ottima performance dei liberali D66 e dei cristiano-democratici CDA, che conquistano 19 seggi ciascuno. Ma a crescere è anche la frammentazione partitica: gli 8 principali partiti raccolgono 133 seggi, ben 10 in meno rispetto a 5 anni fa. E con un numero di partiti rappresentati in Parlamento che sale da 11 a 13.
Elezioni Olanda: come si è votato nelle diverse aree geografiche
Netherlands, result:
VVD-ALDE: 21.3%
PVV-ENF 13.1%
CDA-EPP 12.5%
D66-ALDE 12%
SP-LEFT 9.2%
GL-G/EFA 8.9
PvdA-S&D 5.7#DutchElections #TK17 pic.twitter.com/HwntHYYSwh— Europe Elects (@EuropeElects) 16 marzo 2017
Il quadro geografico del consenso risulta piuttosto variegato, sebbene un po’ meno rispetto a quanto preventivato alla vigilia. Il VVD di Rutte risulta il primo partito in gran parte del Paese, ma a nord e nell’Overijssel è rilevante l’exploit dei cristiano-democratici.
Diverso invece il discorso nelle principali città, con i Verdi in testa nella capitale Amsterdam ed i populisti PVV primi a Rotterdam, seconda città del Paese.
Elezioni Olanda: come si sono comportati exit polls e sondaggi elettorali
La media degli ultimi sondaggi elettorali condotti dai 5 principali istituti olandesi – TNS Nipo, I&O Research, De Stemming, Ipsos e Peil – ha evidenziato una consistente sottostima del partito di Rutte. Pur accreditato di un trend crescente nelle ultime settimane, il dato medio del VVD è stato di ben 6 seggi inferiore a quello fuoriuscito dalle urne. Leggermente sovrastimati i Verdi GL e i cristiano-democratici CDA.
Decisamente più accurati invece i dati degli exit polls condotti da Ipsos, con scarti tutto sommato ridotti rispetto al dato ufficiale. Nel complesso, sia i sondaggi che gli exit polls sembrano aver colto le principali novità, dal forte calo dei Laburisti all’exploit di Verdi, CDA e D66.
Buone anche le rilevazioni relative al PVV, con un trend calante nei sondaggi che ha ribadito una volta in più l’effetto della conventio ad excludendum nei confronti di Geert Wilders e soci. Che ha inevitabilmente spinto l’elettorato a ripiegare su partiti ben più coalizzabili.
Nell’analisi del rovesciamento dei rapporti di forza tra PVV e VVD occorso nelle ultime settimane non va escluso nemmeno il ruolo svolto dalle polemiche tra Olanda e Turchia. Le quali hanno evidenziato un Rutte in grado di dare risposte ferme senza scadere nella retorica populista, recuperando così consensi preziosi a destra.
Elezioni Olanda: gli effetti del proporzionale e le possibili alleanze
Liveblog: Nog nooit waren vier partijen nodig voor een meerderheid https://t.co/pBZ0i0CPhc pic.twitter.com/CwvJWhmsWo
— NRC (@nrc) 15 marzo 2017
Dal punto di vista della governabilità, il quadro politico pre-voto prefigurava un forte livello di frammentazione partitica. L’esito delle urne ha confermato le previsioni, stabilendo un nuovo record per l’Olanda. Infatti, per la prima volta da quando il Parlamento ha 150 seggi sarà necessario un governo quadripartito per costruire un esecutivo di maggioranza assoluta. Da questo punto di vista, fondamentale il ruolo rivestito dal sistema elettorale, un proporzionale secco che ha amplificato la forte eterogeneità dell’offerta partitica.
Ma ora cosa ci aspetta? Lo sfaldamento dell’area di centrosinistra sembra lasciare poche alternative. L’ipotesi più accreditata è quella di un quadripartito che abbraccia i principali partiti dell’area moderata e liberale. Ma ciò potrebbe non bastare. L’asse a 4 è in grado di mettere insieme 76 seggi, ovvero il 50%+1 del Parlamento. Una maggioranza assoluta ma estremamente risicata, che potrebbe rendere necessaria l’inclusione – o desistenza – di almeno uno degli altri principali partiti sulla scena politica.