Trecento consiglieri militari. È questo l’aiuto che per ora l’amministrazione Obama intende dare al governo iracheno che da giorni fronteggia l’avanzata dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). Niente truppe a terra (“no more American boots on the ground”, come dicono negli Usa) e per ora neanche bombardamenti con i droni: gli Usa sono pronti però a fornire all’Iraq supporto logistico. Già, ma chi sono questi 300 consiglieri? E soprattutto: cosa faranno?
Una risposta ha provato a darla la Cnn, che ha raccolto l’opinione di alcuni militari ed ex militari. Adam Banotai, ex sergente dei Marines, ha detto alla Cnn che i 300 consiglieri sono tutti ufficiali con gradi elevati provenienti da corpi come i Navy Seals e i Rangers: un gruppo composto da personale selezionatissimo.
Probabilmente si divideranno in piccole squadre formate da una dozzina di uomini che coopereranno a stretto contatto con le autorità e i vertici militari iracheni. Il colonnello Douglas Ollivant, anche lui sentito dalla Cnn, ha commentato che “se ne staranno seduti dentro degli uffici, a studiare le mappe”. Forse saranno presenti sul campo. Di sicuro non staranno in prima linea. L’amministrazione Obama vuole evitare di correre il rischio che qualcuno di loro finisca nelle mani dei miliziani dell’Isis.
I consiglieri americano spediti in Iraq agiranno insieme alle autorità irachene per fronteggiare l’avanzata dell’Isis, ma faranno anche altro. Come scritto dalla Cnn, i consiglieri gireranno informazioni direttamente a Washington, fornendo a Obama un quadro più dettagliato nel caso in cui gli Usa dovessero decidere di passare all’azione. Una possibilità che alla Casa Bianca continuano a tenere in considerazione: “Siamo pronti per una azione militare di precisione, se e quando necessario” ha spiegato Obama. E stabilire il se e il quando sarà compito proprio dei consiglieri militari spediti in Iraq.