Sondaggi elettorali primarie Pd: secondo Ghisleri l’aumento dell’affluenza potrebbe mettere in pericolo la riconferma di Renzi
Le primarie Pd potrebbero non essere una passeggiata per Matteo Renzi. Tutti gli istituti demoscopici lo danno vincitore con ampio margine sugli sfidanti.
Di diverso avviso è Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, che a Io Donna rivela un “fenomeno stranissimo”.
Ecco quale. “Fino a qualche settimana fa, dai nostri rilevamenti, sapevamo che quelli pronti ad andare a votare alle primarie del Pd sarebbero stati circa 3 milioni e mezzo. Poi, però, c’è stata la scissione del partito, ci sono stati i travagli giudiziari legati alla vicenda Consip e così, in pochi giorni, il numero dei potenziali partecipanti alle primarie è cresciuto di un milione: siamo saliti a 4 milioni e mezzo”.
Secondo Ghisleri, l’aumento dell’affluenza non è un buon segnale per Renzi. Anzi. “Non è questione di gufi, ma di politica autoreferenziale, spesso arrogante, sprezzante. Ecco, di fronte a questo tipo di politica, la gente ha sempre lo stesso tipo di reazione: decide di andare a votare non per un’idea, ma contro qualcuno”.
Le primarie Pd potrebbero quindi trasformarsi in un’ennesima corsa al voto per delegittimare l’ex premier. Fatto che è già successo al referendum costituzionale del 4 dicembre. In questo caso, a guidare le truppe anti renziane potrebbero essere gli scissionisti del Pd capeggiati da Massimo D’Alema.
Sondaggi elettorali: ecco quanto vale MDP
Scissionisti che per Ghisleri valgono intorno al 3%. “Ma possono crescere molto. Quando saranno meglio identificabili, quando ci sarà un simbolo, quella zona politica di sinistra, dentro cui metterei pure i Civati e i Pisapia, può arrivare all’8, anche al 10%”.