Sondaggi elettorali Germania, l’analisi: il momento difficile di estrema destra e Verdi
Sondaggi elettorali Germania, l’analisi: il momento difficile di estrema destra e Verdi
La SPD di Martin Schulz avanza a piccoli passi, ma il dato più rilevante riguarda i partiti i minori. Questo, in sintesi, lo scenario relativo all’analisi del trend degli ultimi sondaggi elettorali sulle intenzioni di voto in Germania.
Una delle vicende politiche più rilevanti dell’ultima settimana in Germania è sicuramente “l’incoronazione” di Schulz. L’ex presidente dell’Europarlamento ha infatti conquistato la presidenza della SPD con percentuali plebiscitarie. Già da settimane designato quale antagonista di Angela Merkel in vista delle elezioni politiche di settembre, Schulz ha ottenuto l’investitura conquistando addirittura il 100% dei voti della platea socialdemocratica.
Sondaggi elettorali Germania, l’analisi: la SPD sale ancora
Sul versante dei sondaggi, si conferma l’appeal di Schulz e della SPD nei confronti l’elettorato tedesco. Nelle medie delle varie rilevazioni effettuate a marzo, il partito raggiunge il 31.5%, quasi un punto in più rispetto alla media registrata a febbraio. Un dato che, associato alla sostanziale stabilità della CDU-CSU della Merkel – ferma al 32.5% – riduce il gap tra i 2 partiti ad appena un punto.
Spostando l’attenzione sui principali partiti minori, va segnalato il leggero passo avanti dei liberali FDP, che guadagnano 2 decimi e salgono sopra quota 6%. Lieve arretramento per la sinistra Die Linke, che perde 3 decimi e scende all’8%. Ma il dato di medio periodo più interessante riguarda l’estrema destra AFD e i Verdi (GRÜNE).
Sondaggi elettorali Germania, l’analisi: momento difficile per estrema destra e Verdi
Entrambi i partiti risultano infatti in inesorabile calo. Dopo l’8.8% conquistato alle politiche 2013, per molti mesi i GRÜNE si sono mantenuti quasi costantemente tra il 9 ed il 10%. Un buon momento di forma avvalorato anche dal risultato alle europee 2014, che ha visto il partito ottenere l’11.4%. Durante la prima metà del 2016 i Verdi hanno visto incrementare ulteriormente il proprio consenso, spingendosi quasi sino al 13%.
L’ultimo semestre ha invece visto un’inversione di rotta del consenso ecologista. A gennaio scorso, il partito era dato al 9.3%, scendendo dopo 12 mesi al di sotto della doppia cifra. Ma la vera mazzata è stata rappresentata dall’effetto Schulz. La scelta dell’ex presidente dell’Europarlamento quale antagonista della Merkel ha rinvigorito la SPD svuotando inevitabilmente il bacino elettorale ecologista. E spingendo giù i Verdi sino all’attuale 7.2%, il dato peggiore dell’intera legislatura.
Sondaggi elettorali Germania, l’analisi: l’effetto Schulz sui partiti minori
Non molto diversa è l’evoluzione dell’estrema destra AFD. Il partito di Frauke Petry, ininterrottamente in doppia cifra dal gennaio 2016, a marzo fa registrare un consenso medio del 9.8%. Perdendo più di mezzo punto rispetto a febbraio e addirittura 4 punti rispetto allo scorso settembre.
Ma dove sono finiti i consensi di Petry e soci? Sicuramente non nelle tasche della Merkel, il cui partito si mantiene più o meno agli stessi livelli dell’autunno scorso, ovvero il momento di miglior forma dell’AFD. Stesso discorso vale per i liberali FDP, che si mantengono ormai da mesi attorno al 6%. Per quanto possa sembrare strano, anche qui l’identikit sembra spingere verso Schulz.
Come evidenziato recentemente anche dallo scrittore Thomas Brussig, l’ex presidente dell’Europarlamento sembra in grado di solleticare gli istinti di quell’elettorato tradizionalmente di sinistra ma spesso dimenticato. Che ha fatto la fortuna di Donald Trump negli USA – il caso della “Rust Belt” è emblematico – e che potrebbe spingere in alto anche Marine Le Pen in Francia. E che, sino alla candidatura di Schulz, avrebbe potuto potenzialmente rivolgersi alla destra populista AFD.
A ciò va aggiunta ovviamente l’immancabile strategia del voto utile, già operativa nelle recenti elezioni in Olanda. Con Schulz i socialdemocratici potrebbero convincere una buona fetta di elettorato teutonico dell’esistenza di una credibile alternativa di governo. In grado di porre finalmente termine al lungo regno democristiano di Angela Merkel. E sottraendo quindi consensi al voto di protesta, rappresentato in primis proprio dall’AFD.