Riforma del Senato, Romani (Forza Italia) critica Calderoli: “Si sente uno statista”

Pubblicato il 21 Giugno 2014 alle 10:15 Autore: Gabriele Maestri
Riforma del Senato, Romani (Forza Italia) critica Calderoli: “Si sente uno statista”

Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato, è colui che sta seguendo la riforma del Senato per conto del partito dell’ex premier Berlusconi.

“Per ora – spiega Romani – abbiamo la proposta dei relatori” che “quasi mai corrisponde al testo finale, e c’è tempo fino a mercoledì alle 12 per i subemendamenti. L’accordo politico ancora non è chiuso e negli emendamenti dei relatori ci sono vari punti per noi importanti che non sono compresi”. In un’intervista a La Stampa Paolo Romani a proposito del ddl costituzionale di riforma del Senato e titolo V sottolinea: “non è indicato chiaramente il numero di seggi da assegnare ad ogni regione. È un antico problema del nostro sistema elettorale – dice – quello per cui piccole regioni, tradizionalmente spostate a sinistra, hanno una rappresentanza superiore rispetto al criterio proporzionale”. Insomma c’è “una trattativa ancora tutta da fare. Come ho detto all’uscita dell’incontro con la Boschi, sono stati fatti passi avanti, come il passaggio del numero dei sindaci da un terzo a un quinto, ma siamo ancora lontani”.

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Il relatore Calderoli, che si è invece detto soddisfatto, “sta giocando una partita tutta sua – afferma Romani -, non so nemmeno se rappresenti tutta la Lega“. “Si sente uno statista, ma come relatore si sta muovendo in maniera isolata. Se è contento per quel poco di competenze in più alle Regioni che è previsto, anche questo è un problema”.Inoltre, aggiunge l’ex ministro, “non siamo d’accordo con l’idea di un Senato in cui 21 sindaci eleggono il presidente della Repubblica, Csm, Consulta”. Un incontro fra Renzi e Berlusconi al momento “non è in agenda”, dice, ma “se ci fosse bisogno non credo si sottrarranno”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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