Elezioni Germania: Schulz, il sussulto ideologico nell’era post-ideologica
Elezioni Germania: Schulz, il sussulto ideologico nell’era post-ideologica
Martin Schulz è stato eletto presidente del Partito socialdemocratico tedesco (Spd) all’unanimità, con il 100% dei voti. Un evento di portata storica che rappresenta una rinascita per una delle ideologie più antiche della sinistra democratica europea.
Elezioni Germania: Schulz e l’Spd, la tradizione rinnovata
Nel pieno dell’epoca post-ideologica, dove l’equilibrio politico europeo è messo a dura prova dalle folate populiste e nazionaliste, la Germania fa risorgere una precisa quanto novecentesca dottrina politica di governo. Lo fa eleggendo l’ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz con un plebiscito.
Schulz si presenta quale nuovo propulsore della spinta riformista. Una scheggia impazzita all’interno delle logiche della vecchia nomenklatura. Retorica agile e spigliata, linguaggio semplice e diretto, visione d’insieme e, soprattutto, idee di sinistra. Sono stati questi gli ingredienti vincenti che lo hanno portato al vertice del Partito, successore dell’ambiguo Sigmar Gabriel.
All’interno dell’agone politico tedesco le prospettive dell’Spd, prima dell’avvento dello statista di Hehlrath, erano abbastanza fiacche. I socialdemocratici potevano infatti contare su un poco incoraggiante 20% delle intenzioni di voto contro più del 30% degli storici alleati di governo di coalizione, i cristianodemocratici del Cancelliere di Germania Angela Merkel.
Elezioni Germania: Schulz e l’Spd, il punto di rottura
Quello che Schulz ritrae è dunque un vero e proprio punto di rottura con la ferrea alleanza della coalizione allargata. Nel tempo, le riforme liberali e liberiste della tradizione di Schröder, approvate a sostegno del bilancio economico del Paese dal Cancelliere Merkel, sono sempre state appoggiate da un sottomesso Partito socialdemocratico. Tutto pur di stare al governo, ubi opes ibi amici, dove sono le ricchezze lì sono gli amici. Questo ha naturalmente contribuito ad una lenta quanto inesorabile perdita di voti ed elettori.
Martin Schulz è diventato presidente dell’Spd con una agenda ben differente dal recente passato. Vademecum che ha risvegliato gli ardori dell’ala liberal teutonica. Una programmazione economica specifica con alla base un rinnovato aiuto statale, sia previdenziale che reddituale, nonché un sostegno per le fasce più deboli con l’aumento della durata del sussidio di disoccupazione. Musica per le orecchie di una certa sinistra dopo anni di austerità, risanamento dei conti e pareggio di bilancio imposto dai tagli alla spesa corrente.
Naturalmente la strada verso il Cancellierato è ancora lunga per l’ex presidente del Parlamento di Bruxelles. Le destre, cui i problemi non mancano, incalzano in queste ore Schulz bollando le sue prerogative di governo paventate alla stregua di “becero populismo”. Eppure in Germania, questo è indubbio, sta nascendo una risposta diversa dalla comune bonaccia disfattista ed antieuropeista. Un sussulto ideologico nell’era post-ideologica.