Notizie dal Mondo: il Medioriente spiegato con 3 fatti
Notizie dal Mondo: il Medioriente spiegato con 3 fatti
L’ex Rais Hosni Mubarak torna in libertà; la proposta di legge israeliana che fa infuriare il Libano; la caduta di Mosul e il rischio di un nuovo conflitto in Iraq. Le tre notizie della settimana dal Medio Oriente scelte per voi.
Notizie dal Mondo: il Medioriente spiegato con 3 fatti
Notizie dal Mondo: Egitto, Mubarak torna in libertà
Sei anni dopo la rivoluzione e l’arresto, l’ex Presidente torna in libertà. Mubarak, 88 anni, nella giornata di venerdì ha lasciato l’ospedale di Maadi, nei sobborghi a Sud de Il Cairo. Poi ha raggiunto la sua abitazione nel quartiere di Heliopolis. L’ex Rais è stato rilasciato a seguito di una sentenza dell’alta corte d’appello d’Egitto.
Il tribunale ha scagionato Mubarak, affermando la sua totale estraneità ai fatti che causarono la morte di oltre 900 manifestanti tra il 25 gennaio e l’11 febbraio 2011. Timothy Kaldas, membro dell’Istituto Tahrir per le politiche del Medio Oriente, commentandone il rilascio ha manifestato ad Al Jazeera tutta la sua amarezza. “Il fatto che Mubarak sia dentro o fuori dalla prigione – ha detto – non toglie il fatto che in Egitto i militari siano ancora al loro posto. Rimane la profonda ingiustizia che lui sia in libertà mentre migliaia di manifestanti stiano marcendo in galera”.
Notizie dal Mondo: Mubarak, una pedina in mano ad al-Sisi
Posizione espressa anche da Harriet McCulloch, direttore dell’organizzazione per i diritti umani Reprieve. “Hosni Mubarak può camminare libero, ma ci sono ancora centinaia di prigionieri politici che si stanno spegnendo nelle terribili prigioni egiziane”. Condizioni inumane e paradossi, “molti sono stati arrestati da bambini, come il cittadino irlandese Ibrahim Halawa che ha subito terribili abusi dentro le carceri egiziane. Il Governo di al-Sisi deve dare una svolta. Liberando queste persone e mostrando una nuova faccia del sistema giudiziario” ha concluso.
La liberazione di Mubarak sembra essere stata più una mossa politica che giudiziaria. L’ex Rais ha ancora molto seguito in Egitto. Un seguito che turba l’attuale Governo di Al Sisi. Sulla testa di Mubarak penderebbero ancora alcuni capi di imputazione. Accuse che potrebbero svolgere il ruolo di ricatto qualora il figlio dell’ex Presidente decidesse di presentarsi alle prossime elezioni. La sicurezza intorno a Mubarak svolgerebbe in questo senso un doppio ruolo. Da una parte proteggere l’ex rais; dall’altra controllarlo al fine di annichilire la sua influenza politica.
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Notizie dal Mondo: Israele, la proposta di legge che ridisegna i confini marittimi
I politici libanesi hanno risposto con rabbia alla proposta di legge israeliana che ridisegna i confini marittimi con il Libano. Tel Aviv sta cercando di annettere una zona di 860 km quadrati di mare, fortemente contesa tra i due paesi. Il motivo dell’attrito ha radici profonde e moderne.
Un recente studio ha svelato che sotto le acque del Mediterraneo, al confine tra Libano e Israele, sembra esserci una vasta riserva di gas. Durante la settimana Israele ha chiamato l’ONU in causa. All’organizzazione è stato chiesto di farsi garante del blocco marittimo nel rispetto delle leggi internazionali.
Non è ancora chiaro quando sia stato presentato il progetto al Knesset, ma la conferma della notizia è stata battuta dalla testata israeliana Yedioth Ahronoth. Dura la reazione di Nabih Berri, speaker del Parlamento libanese: “la proposta di legge israeliana è un nuovo attacco alla sovranità nazionale del Libano. È equivalente ad una dichiarazione di guerra”.
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Notizie dal Mondo: Iraq, la caduta di Mosul
L’esercito iracheno sta completando la riconquista di Mosul. Le ultime sacche di resistenza nella zona Ovest si stanno spegnendo. Mentre l’avanzata dei lealisti appare sempre più decisiva. Nella giornata di giovedì l’offensiva delle forze speciali di Baghdad si è spinta fino alla moschea di Al Nuri. Si tratta del luogo dove, nel luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi proclamò la rinascita del Califfato.
La riconquista si scontra però con l’emergenza umanitaria. Il rischio maggiore dell’offensiva è il coinvolgimento della popolazione nei combattimenti. Circa 600mila persone si troverebbero ancora nelle aree della città difese dallo Stato Islamico. La paura che possano essere usate come scudi umani non è immotivata.
Per una vittoria che sembra arrivare, l’Iraq si trova adesso a fare i conti con il proprio futuro. Baghdad potrebbe aver vinto la guerra, ma perso la pace. La questione è stata l’oggetto di discussione del meeting avvenuto a Washington lo scorso mercoledì tra i Ministri degli esteri della coalizione anti Isis. Obiettivo dichiarato: scacciare i fantasmi della cacciata di Saddam.
Notizie dal Mondo: Mosul, l’inizio della fine?
A tre mesi della liberazione, 70mila persone sono tornate a Mosul Est. Nella zona pacificata della città mancano tuttavia forniture di acqua e energia elettrica. Le scuole rimangono chiuse a causa delle cancellazioni dei pagamenti agli insegnanti. Lisa Grande, coordinatrice ONU per l’Iraq, ha lanciato l’allarme durante un’intervista a Middle East Eye, “un numero sempre maggiore di persone sta lasciando nuovamente la parte est di Mosul, affermando di non avere abbastanza cibo e di essere sottoposti a minacce e maltrattamenti continui da parte della polizia”.
Le intimidazioni hanno radici profonde. L’atteggiamento di diffidenza nei confronti delle popolazioni sottoposte all’occupazione del Califfato è palpabile. Il rischio è che la diffidenza sfoci in conflitto. Ricreando un circolo vizioso di violenze, facendo sprofondare nuovamente l’Iraq nell’instabilità. A complicare ulteriormente una situazione già tesa c’è il vuoto politico e amministrativo. Il Governatore di Mosul non si trova in città. Ha deciso che fino alla fine della battaglia rimarrà al sicuro ad Erbil.
E mentre l’attenzione del Governo di Bagdad è rivolta verso Mosul e verso le spinte indipendentistiche di Erbil, l’unico ad aver intercettato i dissidi sembra essere Muqtada al Sadr. L’ex signore della guerra sciita è a capo di un movimento politico che nel mese scorso è riuscito a portare in piazza decine di migliaia di persone contro l’operato del Governo. Potrebbe essere lui la persona con cui l’esecutivo iracheno tenterà di risolvere i profondi contrasti settari nel paese.
Davide Lemmi