Elezioni Francia: anche Valls appoggia Macron e i socialisti si spaccano
La notizia era nell’aria. Dopo la sconfitta alle primarie della sinistra francese l’ex Primo Ministro Manuel Valls, ora, annuncia il suo sostegno alla candidatura di Macron alle presidenziali. Nel PS infuria bufera. Gli avversari non hanno mancato di evidenziare come quest’ultima defezione possa essere il colpo di grazia ad un partito socialista già agonizzante. Sia al suo interno sia nei sondaggi elettorali.
Elezioni Francia: elezioni difficili e trasformismo
Nelle settimane scorse altri sostegni al favorito Macron erano arrivati da esponenti storici della sinistra francese. Alain Madelin, Daniel Cohn-Bendit e Robert Hue, tanto per fare qualche nome. Ma come interpretare questo mutamento del quadro politico francese. Si tratta di una dinamica determinata da elezioni particolarmente difficili? È solo trasformismo per salire sul carro del (probabile) vincitore o ci sono altre ragioni?
Il sistema elettorale francese avrebbe permesso scelte più comode per l’ex PM. Un appoggio disimpegnato alla candidatura ufficiale di Hamon al primo turno, per esempio. Magari seguito da un convinto sostegno a Macron nel probabile ballottaggio contro Marine Le Pen o François Fillon.
Pertanto una prospettiva più ampia potrebbe spiegare meglio quello che sta accadendo in Francia. Oltre che in molti altri paesi d’Europa.
I partiti social-democratici europei in questa fase storica stanno vivendo una crisi interna che, in tempi e modi diversi a seconda delle singole realtà nazionali, li sta portando alla disgregazione.
I due decenni passati sono stati caratterizzati dalla netta predominanza nella sinistra europea della spinta liberal-riformatrice (Blair, Jospin, Veltroni, Schroeder, etc.). Con l’approfondirsi della crisi economica e dell’impasse delle istituzioni comunitarie, il contesto all’interno di queste formazioni storiche ha cominciato a mutare.
Elezioni Francia: cosa sta succedendo alla sinistra?
Oggi assistiamo alla compresenza di due forze centrifughe. Una mette ormai apertamente in discussione i risultati della “terza via”. L’altra rivendica le posizioni socio-liberali ed è dichiaratamente contraria al ritorno ad una prospettiva laburista.
Sotto quest’ottica possono essere comprese sia la scissione a sinistra nel Partito Democratico a leadership “renziana”, sia i continui malumori dei “blairiani” laburisti a guida Corbyn. Ma anche la candidatura di Martin Schulz, le dimissioni di Pedro Sanchez dopo l’appoggio esterno al governo conservatore e, appunto, le defezioni di Valls e di altri dalla gauche guidata da Hamon a favore della “rottura” rappresentata da Macron.
I vecchi partiti socialisti di fronte alla crisi economica e sociale stanno perdendo il collante necessario alla sintesi di queste due diverse anime. Sembrerebbe l’inizio di un trend. Una tendenza che, preso atto dell’inconciliabilità tra laburisti e liberal-democratici, sta portando avanti la ricomposizione dello scacchiere politico europeo in atto. In parallelo alla crescita dei movimenti “populisti” e delle nuove destre.
Luca Scaglione