Risse in Parlamento: i paesi in cui ne avvengono di più
Risse in Parlamento: i paesi in cui ne avvengono di più
Nelle grafiche realizzate da katapult-magazine.de, si basano sui dati raccolti da parliamentfight.com, i paesi in cui avviene il maggior numero di risse in Parlamento. A corredo anche una mappa in cui a ogni paese è associato il modo più comune di “fare a botte” tra i deputati.
Una piccola legenda per chi non conosce il tedesco:
- Faustkampf: scazzottata;
- Rangeln: lotta con prese e spintoni;
- Ohrfeige: schiaffeggiarsi;
- Spucken: sputi;
- Stühle werfen: lancio di sedie;
- Wasserflaschen werfen: lancio di bottiglie d’acqua;
- Mikrofonständer werfen: lancio del microfono;
- Papier werfen: lancio di carte;
- Mit Gegenständen schlagen: colpire con oggetti;
- Tränengas: fumogeni;
- Anspringen: saltare (su qualcuno);
- Schiesserei: sparatoria;
Risse in Parlamento: i paesi in cui ne avvengono di più
Avete capito bene, “saltare su qualcuno”, come avvenuto in Turchia, basta guardare il video sotto (minuto al 1.45). A volte in Parlamento si arriva anche a “sparare”. Un episodio del genere è accaduto giusto qualche anno fa in Giordania. In Kosovo l’uso di lacrimogeni sembra ormai far parte integrante dei lavori parlamentari.
Lo studioso Cristopher Gandrud ha studiato 131 casi di risse parlamentari avvenuti tra il 1981 e il 2012. Il 60% di essi ha riguardato 7 paesi: India, Italia, Messico, Corea del Sud, Taiwan, Turchia e Ucraina.
Secondo la sua analisi, più una democrazia è “giovane” più è alta la possibilità che i deputati vengano alle mani. Insomma, dietro la quantità di violenza dei parlamentari non c’è nessuna motivazione “culturale”, “religiosa” o di “genere” (le deputate partecipano al 25% delle risse secondo i suoi calcoli). La spiegazione pare esclusivamente “politologica”.
Le democrazie più “giovani” spesso nascono dopo un radicale mutamento degli equilibri politici, economici e demografici. Quindi, il mutamento della società spesso risulta troppo veloce per essere efficacemente cristallizzato. Ciò comporta, in alcuni casi, l’inadeguata rappresentanza di alcune parti della società. In pratica, il potere non viene adeguatamente redistribuito. Inoltre, più un sistema democratico è giovane più i parlamentari hanno difficoltà a entrare in “sintonia” con le procedure, ancora largamente porose oltre che sconosciute. Nei sistemi più “vecchi”, invece, si ha maggiore confidenza con le regole del gioco.
In ultima analisi, lo studio di Gandrud mostra come nei paesi dove la legge elettorale permette il costituirsi di una vasta maggioranza parlamentare sono meno esposti alla violenza rispetto a quelli in cui i governi di minoranza sono la normalità. Tuttavia, anche in questo caso, si ha un minore tasso di violenza nei sistemi in cui si rispetta un criterio di proporzione tra maggioranza e opposizione. Infatti, se la maggioranza è in grado di bloccare ogni istanza della minoranza, la violenza riemerge velocemente.