Proteste Serbia: il paese scende in piazza contro Vucic
Da Belgrado – Nonostante la schiacciante vittoria di Vucic al primo turno delle presidenziali con il 55% dei voti, la Serbia sembra dover fare i conti con una profonda spaccatura politica e generazionale. Da due giorni le strade di Belgrado e di altre 15 città del paese sono percorse da imponenti manifestazioni. La “Protest protiv Diktature” (Protesta contro la dittatura) si sta organizzando e diffondendo sui social network, eletti veri e propri “organi di stampa” della mobilitazione.
Proteste Serbia: il paese scende in piazza contro Vucic
Oltre diecimila persone hanno partecipato Lunedì alla prima giornata di protesta a Belgrado. Il corteo, partito dalla piazza del Parlamento, ha raggiunto luoghi simbolo come la Tv di Stato e la sede del quotidiano Politika; ormai considerati del tutto asserviti al potere di Vucic.
Ieri, per la seconda giornata consecutiva, il movimento si è riunito nuovamente sotto il Parlamento. I numeri, però, erano ancora più importanti. Sintomo che i margini di crescita della protesta sono ancora alti. Parte del corteo, a cui si è aggiunta anche un piccolo gruppo di giovani immigrati, si è spinto fino a raggiungere la zona del Belgrade Waterfront. Luogo simbolo di altre proteste simili, risalenti all’anno scorso.
Proteste Serbia: chi scende in piazza e perché?
Ad animare le proteste sono gli studenti e la classe media istruita. Quasi inesistente sembra essere la partecipazione delle classi popolari. Questo è vero, soprattutto, nei piccoli centri dove Vucic ha vinto con percentuali altissime. Appare profonda la spaccatura nella società serba, divisa tra la voglia di cambiamento dei più giovani e le tendenze conservatrici di chi vede in Vucic un elemento di stabilità, dopo anni di incertezze politiche ed economiche.
Il leit motiv delle manifestazioni, più che la denuncia di piccoli brogli elettorali, è senza dubbio l’opposizione alla “figura” del nuovo Presidente. Vucic è accusato di limitare le libertà democratiche attraverso il controllo soffocante di tutti i mezzi di informazione e di favorire un sistema corrotto e clientelare.
Elemento unificante della protesta è, paradossalmente, l’assenza di specifici temi e rivendicazioni. L’assenza di partiti di opposizione credibili e in grado di costruire un blocco alternativo a Vucic sta giocando un ruolo importante in questo senso. Tuttavia, bisogna considerare anche la volontà di non creare, troppo presto, una spaccatura tra le varie anime scese in piazza.
Proteste Serbia: le reazioni della politica e della stampa
Vucic, al momento, non sembra essere stato scalfito dai cortei: “la Serbia è un paese democratico in cui tutti possono esprimere il proprio dissenso, purché questo avvenga in modo pacifico”.
I leader dell’opposizione Obradovic e Maksimovic hanno già dichiarato il loro sostegno alla protesta. Jankovic, invece, si è limitato ad un sostegno indiretto, impaurito soprattutto dall’alto rischio di incidenti nei prossimi giorni. Il suo obiettivo è quello di “strutturare” la protesta, così da raccogliere buona parte del malcontento. Ciò richiederà sicuramente del tempo. Nel frattempo, i fatti continuano a essere occultati dai maggiori giornali serbi. Per i media nazionali è come se nel paese non stesse succedendo nulla.
Prevista per oggi l’ennesima giornata di cortei. Insomma, le proteste non sembrano destinate a rientrare nel breve periodo.
Marco Siragusa