E’ la storia che ritorna. Il prossimo mese di luglio è prevista una dichiarazione ufficiale di indipendenza per il Katanga, cruciale regione congolese dalla quale sessanta anni fa si irradiò la storia che ha fatto della attuale Repubblica Democratica del Congo il paese che è oggi.
A promuovere l’indipendenza del Katanga è la più forte milizia armata della regione, quella Mayi Mayi Bakata-Katanga. Si tratta di una milizia nata come gruppo armato di auto difesa dei villaggi e della regione da interessi e azioni militari di attori esterni. Di fatto una milizia come ce ne sono tante in tutta la fascia orientale del Congo che, spesso, degenerano e vengono usate da interessi esterni.
Oggi più che mai gli interessi esterni sono forti anche a fronte di una estrema debolezza del governo centrale di Kinshasa. E sono forti perché il Katanga è una sorta di cassaforte mineraria dato che è ricchissima di giacimenti definiti giganteschi di radio, uranio, diamanti ma anche di tradizionali minerali preziosi come il rame e l’oro.
Al momento non si sa se dietro la milizia Bakata-Katanga ci siano già schierate multinazionali, paesi, grandi potenze, faccendieri, lobby politico-economiche. Quello che si sa è che, se non ci sono già, certamente non faranno tardi ad arrivare.
Tutta questa vicenda è, come dicevo all’inizio, una sorta di “già vissuto”. Cinquanta anni fa il Katanga per una breve stagione fu uno stato indipendente anche se non aveva riconoscimenti ufficiali. Era stato voluto tale da un politico locale, Moise Ciombè che poi divenne uno dei complici principali degli assassini di Patrice Lumumba che voleva un Congo (tutto il Congo) realmente indipendente e sovrano.
In quella vicenda si intrecciarono episodi che ebbero una rilevanza mondiale e che rischiarono di influenzare i grandi equilibri del pianeta. Il già citato assassinio di Lumumba, la morte misteriosa, in un incidente aereo, di un segretario generale dell’Onu, Dag Hammarskjöld mentre stava per partecipare ad un round di colloqui di pace, il massacro di tredici aviatori italiani dell’Onu a Kindu, la salita al potere di Mobutu Sese Seko che mantenne insieme il paese concedendo ricchezze a tutti e, naturalmente anche a se stesso e alla sua onnivora famiglia.
L’esito di quella stagione misteriosa e di violenze lo sappiamo: un Congo che non è mai stato realmente sovrano, sul quale hanno messo le mani tutti, con un potere centrale debole e corrotto. Oggi le velleità di indipendenza tornano fuori e gli spettri del Congo tornano ad aleggiare su un paese che non ha mai avuto pace.