La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha respinto l’appello dell’Argentina contro gli hedge fund. La decisione conferma una sentenza di tribunale di grado inferiore che vieta allo Stato sudamericano di eseguire qualunque pagamento sul debito ristrutturato dopo il default nel 2001 qualora non rimborsasse anche i fondi hedge che hanno rifiutato l’accordo.
Dopo aver ammesso di non essere stata sorpresa dalla decisione, la presidenta Cristina Fernández de Kirchner ha definito una “estorsione” la richiesta di tale pagamento. “L’Argentina ha la vocazione a pagare”, ha dichiarato la presidenta assicurando che è escluso “un default del debito già ristrutturato”. Inoltre, ha confermato il rispetto della prossima scadenza dei rimborsi per 900 milioni di dollari, fissata il prossimo 30 giugno, e ha sottolineato che la “volontà di negoziare del Paese è ampiamente dimostrata”, facendo riferimento al 93% dei creditori che hanno accolto i due concambi.
Inoltre, ha affermato che il governo intende attuare “tutte le strategie necessarie affinché chi ha avuto fiducia nel Paese riceva i propri soldi”. E ha aggiunto: “Vogliamo onorare i debiti, ma non vogliamo essere complici di questo modo di fare affari”. Infatti, secondo Cristina Fernández de Kirchner, l’Argentina non sta affrontando un “problema finanziario o giuridico” ma, semmai, è costretta a “convalidare un modello di business a scala globale” che rischia di portare a “tragedie inimmaginabili”.
Nel frattempo, l’agenzia Standard & Poor’s Financial Services LLC (S&P) ha subito provveduto a declassare il rating dell’Argentina da CCC+ a CCC-, così classificando il debito in valuta estera a un passo dal fallimento. Il cambiamento negativo del rating riflette i maggiori rischi di default sul debito in valuta estera in seguito alla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America.
Inoltre, le recenti politiche economiche adottate non si stanno dimostrando adeguate ad affrontare lo stato d’incertezza generale, che ha conseguentemente condizionato gli investitori stranieri. Sebbene il governo argentino stia tentando di recuperare il terreno perduto a livello finanziario, l’ipotesi di un nuovo default non può escludersi. E qualora accadesse, sarebbe già il terzo nella storia del Paese.