Primarie Pd: il filo sottile che collega Matteo Renzi a Emmanuel Macron
Parlare di Matteo Renzi e della sua longevità politica sarebbe cosa stantìa. Che il toscano, prossimo candidato alla guida della segreteria del Pd, punti ad una sostanziale rinascita ideologica è cosa nota. Il 30 di aprile si avvicina e con questa data anche il discrimine fondamentale per il governo del Paese. Il Partito di maggioranza relativa eleggerà il suo leader ispiratore. D’accordo, ma cosa c’entrano Renzi, le sorti dell’Italia e della legislatura, con le venture elezioni Presidenziali francesi e, nello specifico, con il candidato Emmanuel Macron?
Primarie Pd, Renzi e Macron: idee di Partito, idee d’Europa
Renzi ha vissuto l’Annus Horribilis della disfatta subendo diversi colpi micidiali. Ganci che avrebbero mandato al tappeto, senza troppi problemi, resistenti fisici navigati dell’arte politica. Il 2016 è stato l’anno della Brexit, quello del trionfo di Donald Trump, ma soprattutto, per il Partito democratico e per il suo ex segretario, l’anno della disfatta referendaria.
L’idea di una Europa federale, figlia della sua dimensione sociale più che della sua tecnocrazia finanziaria, insomma la narrativa-attiva di quella “generazione Telemaco” che tanto fu cara a Matteo, è andata erodendosi sino alla consunzione.
Ricordare, quale unico contraltare, la flessibilità di bilancio concessa al nostro Paese (una ventina di miliardi già contabilizzati dalla Commissione), rischierebbe d’essere un facile palliativo. Meglio allora concentrarsi con pragmatismo sull’offerta di Emmanuel Macron. Egli propone, al proscenio politico francese, incarnata nel partito En Marche!, la via del liberalismo sociale. In tempi non sospetti questa linea di pensiero fu la macina schiacciasassi della nuova classe dirigente. L’onda lunga che sovvertì le gerarchie del potere all’interno della vecchia Ditta.
Primarie Pd, Renzi e Macron: l’utile arco cronologico
Le dirimenti scadenze di fine aprile scorgono all’orizzonte la correzione necessaria dei conti. Bruxelles ha imposto una revisione del Deficit strutturale di bilancio pari allo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. Il governo di Paolo Gentiloni ha chiesto che vi siano i giusti calmieri per la flessibilità delle finanze pubbliche nonché le dovute attenzioni per la fase ascendente della ancora debole crescita.
Renzi ha più volte criticato (salvo lasciare qualche ambiguità sul passato silenzio-assenso riguardo all’Agenda Monti) l’inserimento del Pareggio di Bilancio in Costituzione, i parametri del Fiscal Compact unitamente a quelli di Maastricht: “Sono un sinonimo di rigore, ma risalgono a venti anni fa, un’altra Europa, un altro mondo”.
Anche Macron ha più volte rilanciato la necessità di una rifondazione dei Trattati e della ossatura dell’Unione europea. Il primo turno delle elezioni per l’Eliseo si terrà domenica 23 aprile. Entro fine aprile, Roma presenterà le chiavi di volta del Documento di Economia e Finanza. Alla fine del mese, Renzi potrebbe essere nuovamente a capo della Segreteria.
L’utile arco cronologico per il progetto politico italiano, legislatura compresa, nonché continentale, di Renzi, potrebbe dunque risentire del benefico influsso di una corrente gemella proveniente dalla Ville Lumière. “Parigi val bene una messa”.