“Certo è che stiamo valutando un quadro inquisitorio che, se confermato, offre uno spaccato nazionale inquietante: Guardia di finanza, alti magistrati, servizi segreti… Ce n’è per tutti”. Per il governatore del Veneto Luca Zaia, intervistato dal Gazzettino, l’inchiesta Mose è “una delle pagine buie della Regione, perchè tutti ne escono penalizzati: la classe dirigente, la politica, l’imprenditoria”. “Da qui in avanti – promette – il rinnovamento deve essere totale”.
Zaia spiega di non aver mai avuto alcun sospetto, altrimenti si sarebbe recato in Procura: “Per chiudere l’indagine sono serviti almeno cinque anni, con intercettazioni, cimici, pedinamenti, e questo la dice lunga della complessità dell’indagine”. “I progetti di finanza della sanità sono tutti della precedente amministrazione – afferma -, idem le strade tranne un paio di progetti che abbiamo ereditato ma la cui procedura era chiusa. I magistrati non hanno contestato le carte, non dicono che ci sono atti aggiustati per favorire qualcuno: da quanto emerge, si mettevano d’accordo prima”. Contro la corruzione, suggerisce, di sicuro serve “non aumentare la burocrazia e poi bisogna educare i giovani, serve un grande lavoro culturale”. Su quello che dovrebbe fare il suo predecessore Giancarlo Galan “evito ogni commento»” Al rimpasto di Giunta invece ci sta pensando: “Ho tre opzioni: 1) una figura esterna di specchiata professionalità, 2) mi tengo io le deleghe, 3) spacchetto le deleghe”.