Inchiesta Mose: conferenza stampa presso la Camera dei deputati di Galan per spiegare che “non ci sono prove che abbia ricevuto denaro“. L’ex presidente della Regione Veneto illustra i motivi per cui non starebbero in piedi le accuse contro di lui. Galan si difende spiegando che “i soldi contestati li avevo anche prima” e derivano dalle sue “precedenti attività lavorative”.
“Finalmente dopo 20 giorni posso parlare. Finora non ho parlato con nessuno per rispetto nei confronti della magistratura: volevo che i magistrati fossero i primi a ascoltare. Non hanno voluto farlo e ora io sono qui”. Lo dice il deputato di Fi Giancarlo Galan illustrando la memoria difensiva depositata in Giunta per le autorizzazioni alla Camera relativamente all’inchiesta Mose e alla richiesta di arresto. “Su di me sono state scritte tutte le peggiori infamie. Io so che il politico è un mostro e che in questi periodi sia anche più vero del solito, ma mi aspettavo più rispetto nei confronti miei e della mia famiglia”.
Illustra le cifre l’ex ministro Galan. Numeri alla mano parla della sua liquidazione, prima dell’ingresso in politica. In apertura di conferenza stampa ai giornalisti dice “avete scritto le peggiori infamie”. Passa in rassegna il suo parco-automobili citando la cifra stimata dalla Guardia di Finanza “37.000 euro”. Dalle automobili passa alle sue barche e precisa “sono barche da pesca”. Mentre contesta il possesso di una barca a vela: “non so di chi sia”. Interessi di azioni in Indonesia “non sapevo neanche che ci fosse gas in Indonesia. A me del gas in Indonesia non me ne frega proprio niente” scandisce Galan.
Capitolo San Marino: “feci primo accordo tra regione e stato estero”. Alla fine dell’accordo ammette di aver “aperto un conto corrente”. Terminata l’introduzione Galan lascia la parola ai giornalisti. “Mia moglie non faceva la cubista, non ne ha il fisico. Anche se è una bellissima donna, a cui voglio bene”. “Sono qui per rispondere a qualsiasi altra domanda”.
Rispondendo alle domande dei cronisti Galan dice: “Non mi sento perseguitato dai magistrati né tradito dagli amici. Io non mi sento perseguitato da nessuno: ritengo che i magistrati siano stati indotti in errore da una falsa rappresentazione preparata dalla Guardia di finanza su basi presuntive e non documentali. Io sento che la Guardia di Finanza ha fatto un lavoro modesto e scadente tale da indurre in errore”.
PM: RICONDUCIBILI A GALAN 50 MILIONI – A carico dell’ex governatore Gianfranco Galan, finito nell’inchiesta della Procura veneziana sul Mose, emergono delle intercettazioni che gli attribuiscono fondi portati all’estero. Nella richiesta al gip dell’arresto si parla di “cospicue operazioni commerciali nel Sud Est asiatico” (nell’ordine di 50 milioni di dollari), trovate in documenti in possesso del prestanome Paolo Venuti, per le quali emergerebbe “la riconducibilità alla famiglia Galan”.