Marine Le Pen seduce gli “orfani” di Mélenchon: punti in comune
Un inusuale manifesto: la pensiamo allo stesso modo
Un volantino si aggira per la Francia. Sui social network francesi, per l’esattezza. L’origine è ignota, anche se è stato rilanciato anche da un candidato alle elezioni legislative francesi. Lo scopo però è ben preciso: quello di convincere gli oltre 7 milioni di elettori di Jean-Luc Mélenchon a votare Marine Le Pen al ballottaggio presidenziale. Mélenchon, candidato considerato “di estrema sinistra” da un lato; dall’altro, la Le Pen, che ha adottato un percorso di “de-diabolizzazione” per scrollarsi della pesante eredità neo-fascista del padre. “L’Avenir en comun” – l’avvenire in comune, titolo del programma di Mélenchon – “c’est aussi avec Marine”; insomma, anche la Le Pen porterebbe avanti il programma di Mélenchon, molto più “sovranista” rispetto a cinque anni fa.
Per vincere le battaglie ideologiche che nel novecento contrapponevano fascisti e comunisti, oppure destra e sinistra – secondo Sebastiano Caputo, il risultato “scolpito dalle urne” è che si tratta di “categorie morte” –, si fa leva sui punti concreti del programma. Operazione anti-ideologica, sicuramente; populista, se la si vuol chiamare così, ma anche Macron, da “populista di centro”, ha evitato lo schema destra/sinistra.
Alcuni punti sembrano approssimativi – Mélenchon ha parlato di “impasse Schengen”, ma ha al contempo definito “volgari e indegne” le invettive della Le Pen contro l’accordo di libera circolazione delle persone – ma nel complesso, il volantino sembra efficace. Chi ha votato Mélenchon perché favorevole ad un protezionismo “solidale”, potrebbe così riconoscersi nel protezionismo “intelligente” della Le Pen; entrambi poi sono per mantenere le 35 ore settimanali lavorative; per la pensione a 60 anni con 40 di contributi; per regolamentare i lavoratori distaccati con uno statuto collettivo; sostenitori della filiera corta; per uscire dalla NATO e dagli accordi di libero scambio; favorevoli ad un referendum sulla permanenza nell’Unione Europea.
L’appello della Le Pen
Senza nascondere “disaccordi su questioni sostanziali”, la stessa Marine Le Pen oggi ha rivolto il suo appello agli elettori di Mélenchon. Lei ha apprezzato la “campagna elettorale di tutto rispetto” dell’avversario al primo turno, migliore di quella del 2012; ha parlato di pace, per evitare “discorsi bellicisti e irresponsabili”, ad esempio tensioni con la Russia; poi ha promesso l’introduzione di referendum di iniziativa popolare e di una maggiore democrazia; infine ha invocato il fronte comune contro il “banchiere” Macron, liberoscambista, rappresentante “finanza arrogante” che costituirebbe il pericolo maggiore per i lavoratori francesi.
? Mon appel aux insoumis : faisons barrage à Macron !#DangerMacron pic.twitter.com/N8icI0HrZj
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) 28 aprile 2017
I vertici del Front National sottolineano le analogie “no-global”
Dei cinque vice-presidenti del Front National, Louis Aliot osserva: “Mélenchon, in questo primo turno, ha largamente oltrepassato le frontiere del proprio elettorato d’origine. Abbiamo visto una dinamica di persone che hanno votato per lui perché non volevano gli altri, ma queste persone dopo il primo turno sono diventate orfane”.
Gli fa eco Florian Philippot, altro vice-presidente del FN, secondo il quale molti elettori di Méleanchon potrebbero votare per la Le Pen. Soprattutto contro Macron, “ministro ultraliberista di Hollande”. Infatti, ha domandato Philippot alla BFM TV: “Pensate forse che chi ha votato per Jean-Luc Mélenchon voglia domani una legge El Khomri [che rende più facili i licenziamenti, NdA] all’ennesima potenza? Pensate che voglia la totale liberalizzazione della nostra economia? Pensate che vogliano ulteriormente procedere verso l’Unione bancaria e finanziaria europea?”.
Dal punto di vista comunicativo, Nicolas Bay, segretario generale del FN, punta molto sul superamento della dicotomia destra-sinistra; così lo scontro contrapporrebbe “globalisti e patrioti”, “difensori del sistema e riformatori”, “europeisti e francesi”, “zelanti della Merkel e ribelli”. Ribelle, indomabile, appunto, in francese “insoumise”, era lo slogan di Mélenchon; la stessa “Francia ribelle” nel 2005 bocciò al 55% la Costituzione Europea, unendo sulla medesima barricata comunisti e frontisti.
C’è chi marca le distanze: “Non abbiamo nulla in comune”
Ma non tutto il Front National è favorevole a questa “danza del ventre” – così la definisce Aurélie Demas su Libération – per sedurre l’elettorato di Mélenchon. Ad esempio, la nipote di Marine, Marion Maréchal-Le Pen, intervistata da Famille Chrétienne ha tenuto a marcare le distanze: “Il programma [e] la visione di società che proponiamo non ha nulla a che vedere con quello di Mélenchon”. Eccetto l’analisi sulla guerra in Siria, a suo dire. Nonostante Mélenchon non abbia voluto dare un’indicazione di voto, Alexis Corbiere, portavoce del candidato, si è affrettato a mantenere gli usuali steccati ideologici: «Non un voto deve andare al Front National, non uno». Evidentemente tale “rischio” c’è, eccome.