Gesù, il falegname che può segare pregiudizi e fake news
Sembra molto strano associare l’espressione fake news a Gesù, ma dopo questa riflessione forse il nesso risulterà più chiaro; a cristiani, e a non cristiani. Il vangelo che si è letto oggi 1° maggio (Matteo 13, 54-58) nelle chiese cattoliche di rito romano dice che Gesù, nella sua città natale – Nazareth – non fece molte cose potenti, perché i suoi conterranei erano increduli. A loro era noto Gesù, il falegname, ma non lo conoscevano. Il filosofo tedesco Hegel operava questa importante distinzione: “Il noto in genere, appunto perché noto, non è conosciuto. Quando nel conoscere si presuppone alcunché come noto e lo si tollera come tale, si finisce con l’illudere volgarmente sé e gli altri”. Gesù lo provava sulla sua pelle; lo spiegava citando Isaia: “Guardavano e non vedevano, ascoltavano e non capivano” (cfr. Mt 13,13).
Ad Emmaus, quei due lo riconobbero
Gli abitanti di Nazareth erano un po’ il contrario dei due che Gesù incontrò ad Emmaus, mentre discorrevano proprio sulla sua persona. Infatti, per questi ultimi, nel momento in cui Gesù – le cui vicende erano a loro note – effettivamente si fece ri-conoscere nel condividere il suo corpo, si compirono molti prodigi, talmente tanti che i vangeli dicono di non poterli raccontare tutti. Certo, prima di farsi riconoscere non erano campioni di fede; tant’è vero che Gesù dolcemente li rimproverò, ma con fare pedagogico, rallentando il passo, fermandosi in mezzo a loro. E così finalmente lo hanno potuto conoscere, al di là della notorietà del personaggio.
Mai dare per scontate le persone
Quante volte diamo per scontate le cose! Oggi si parla tanto di fake news, ma quante notizie non completamente vere vengono da noi bevute senza il minimo sospetto! Questo non è un invito alla diffidenza – si badi – ma alla cautela, per evitare giudizi temerari. La cosa peggiore, infatti, è dare per scontati non tanto gli avvenimenti, quanto gli uomini, le persone. Spesso sono coinvolte persone, nelle fake news; volti identificabili con nome e cognome, oppure no. Quasi sempre, più affermano quanto il lettore vorrebbe sentirsi dire, più sono false e rafforzano l’incomprensione.
È quello che ha vissuto – e che continua a vivere – anche Gesù, nella sua incomprensione quotidiana. A tutti era noto che lui era il “figlio del falegname”. Anzi, Gesù stesso era il falegname, cosa che forse oggi abbiamo dimenticato. Per loro erano “motivo di scandalo” la sua sapienza – “scandalo per i Giudei”, dice Paolo (cfr. 1Cor 1,23) – e i prodigi che compiva. A chi gli stava intorno premeva stabilire un nesso di causa, ed erano paghi di aver stabilito l’unica origine: suo padre è Giuseppe, il falegname. Ma lui aveva anche un altro Padre. E così non lo conoscevano e non lo capivano, perché avevano questa precomprensione; questo aspetto parziale, per loro era tutto.
“Se vieni dal basso, sei un uomo e non puoi farli; se vieni dall’alto, beh allora sei Dio, e ovviamente puoi farli”, pensavano. Questa era la loro “logica” sui miracoli. Proviamo a immaginarci la fake news di quel tempo: “Gesù figlio del falegname di Nazareth opera prodigi”. Apparentemente vera – titolone scandalistico – ma fake, perché non era solo figlio del falegname; si dimenticavano di dire che era figlio anche di un altro Padre. Quei pochi prodigi, peraltro, avvenivano per via della figliolanza dal Padre celeste.
Quali prodigi poteva compiere Gesù, il falegname?
E comunque Gesù – l’uomo, il falegname – li compiva, anche se “non molti”, “a causa della loro incredulità”. Se avessero creduto, ne avrebbe compiuti assai di più. Avrebbero potuto riconoscere gli immensi prodigi di una sedia ben fatta, di un tavolo intarsiato, di una scala per raggiungere piani sempre più alti. Quell’altezza avrebbe trasfigurato i loro cuori; le loro vite si sarebbero spalancate alla novità dello Spirito, per conoscere tutto ciò che non si dà per scontato. Ad esempio il fatto che potesse fare cose di valore, potenti, nell’essere vero uomo, vero falegname, che magari esagerando con la sega una volta si era pure fatto male al braccio. Gli abitanti di Nazareth non sapevano che quella sega poteva essere usata anche da loro, per tagliare ogni pre-comprensione. Perché la verità non si scandalizza – non inciampa – nelle apparenti contraddizioni, ma si spinge oltre, accogliendole.
“Nemo propheta in patria” è una celebre frase, associata al vangelo di oggi. Ma possiamo uscire da quella patria, dalla patria del pregiudizio. Possiamo accogliere le persone che incontriamo come se fossero completamente ignote a noi, affinché il nostro cuore possa imparare a conoscerle completamente, nei molti prodigi della quotidianità.
1° maggio 2017, Piotr Zygulski per Nipoti di Maritain