Emiliano nominato assessore a San Severo. E nel frattempo si prepara per la regione
Neanche il tempo di consegnare la fascia da sindaco al subentrante, che già ti ritrovi assessore. Ma in un altro comune. È quanto accaduto a Michele Emiliano che, dopo aver guidato la città di Bari per dieci anni, è stato oggi nominato assessore a San Severo, comune di 54mila abitanti in provincia di Foggia.
Stamattina infatti, dopo il formale passaggio di consegne che ha visto l’avvicendamento al comune di Bari con l’insediamento ufficiale del nuovo sindaco Antonio Decaro (deputato Pd, eletto al ballottaggio con il 65% dei voti), è stato annunciato “il gran colpo” – come lo ha definito lo stesso primo cittadino di San Severo, Francesco Miglio – della nomina di Michele Emiliano ad assessore alla Polizia Municipale, Trasparenza e Legalità. L’assegnazione di tali deleghe non è casuale, e deriva dalla necessità urgente di “risolvere alcune problematiche di ordine pubblico”, come ha precisato il neosindaco della città, il quale avrà sicuramente tenuto conto dell’attenzione particolare che Emiliano ha riservato, nel corso dei suoi due mandati, all’ordine pubblico e alla sicurezza, tanto da attirare a sé più di qualche critica e da guadagnarsi l’appellativo di “sindaco sceriffo”, generalmente riservato ad esponenti della destra conservatrice, in Italia come nel resto del mondo.
Volgendo l’attenzione dal piano amministrativo a quello della vera e propria politics, appare piuttosto evidente che questa nomina – per quanto filantropica possa apparire – non si rivelerà certo fine a se stessa. Già magistrato della DDA, Emiliano si affaccia alla politica attiva solo nel 2004, quando accetta (e vince) da esterno la sfida per la conquista del capoluogo pugliese, all’epoca nelle mani del centrodestra. In questi anni, però, l’ex sindaco è riuscito ad affermare con forza la sua leadership, recuperando pienamente quel deficit di potere personale con il quale, soprattutto nelle regioni meridionali, devono fare i conti i politici “non di apparato”. Inizialmente legato a D’Alema e poi passato tra i sostenitori di Renzi (il quale aveva pensato a lui per il ministero delle Infrastrutture), Emiliano può contare oggi su un’ampia influenza nel Pd pugliese e su un esteso consenso popolare. Due elementi che, nella pratica, si traducono in voti, tanti voti.
Come è noto, poi, il prossimo anno si terranno le elezioni per il rinnovo dell’amministrazione regionale. Appare quasi certo ormai che Vendola, governatore uscente, non si ricandiderà. E Michele Emiliano – che non ha mai nascosto la sua ambizione di puntare alla presidenza (fu a un passo dalla candidatura già nel 2010, quando poi decise di ritirarla facendo saltare l’alleanza con l’Udc) – sta già valutando da tempo l’ipotesi. Le sue quotazioni sono cresciute notevolmente proprio negli ultimi mesi, quando è tramontata la sua candidatura alle elezioni europee, a seguito della decisione – da parte del Pd nazionale – di candidare Pina Picierno come capolista nella circoscrizione meridionale, ruolo che Emiliano considerava già suo.
Sfumata quindi l’elezione a Strasburgo, ora l’ex giudice vuole mettere spalle al muro il Pd pugliese. Non è un caso che la giunta di cui farà parte è espressione di una maggioranza composta da una coalizione di centrosinistra che andava da Rifondazione al Centro Democratico, ma senza il Pd ufficiale, che invece ha sostenuto un altro candidato a sindaco, il quale non è arrivato neppure al ballottaggio. Interpellato su una sua candidatura alla regione, si mostra cauto (“Non c’è fretta. Credo che ciascuno di noi prima di tutto deve fare il suo dovere, poi, dopo, se c’è bisogno, il popolo della Puglia candiderà il migliore di noi”) e invoca le primarie, che probabilmente si terranno a ottobre. Ma l’approdo naturale del neo-assessore “in esilio” sembra essere proprio un ritorno a Bari, e stavolta non da primo cittadino.