Primarie PD, il voto in mappe, tutti i dati
Finalmente, dopo una lunga attesa, i dati definitivi sono arrivati.
La vicenda si era tinta di giallo. Nella sera delle primarie del PD si era parlato di “2 milioni di voti”, poi diventati “quasi 2 milioni”.
I risultati ufficiali però non erano ancora giunti. La sensazione era che la narrazione dei 2 milioni fosse un’arma politica da mantenere a tutti i costi.
Sono poi venuti i dati di Repubblica in cui vi erano alcune incongruenza. Per esempio erano contenute le percentuali 2013 per un confronto sull’affluenza, ma alcune erano errate. Per esempio la Lombardia, per cui nel 2013 votarono in 377 mila persone, e ora erano segnalate solo 337 mila. Solo per far risultare il calo del 2017 meno grave?
Alla fine però i dati reali sono arrivati e sono stati pubblicati dal Partito Democratico. Vediamoli, con un confronto con il 2013
Primarie PD, l’affluenza crolla, in totale controtendenza Basilicata e Puglia
Di seguito vediamo i votanti del 30 aprile scorso nelle diverse regioni, e quelli del 2013
Chiaramente non si è trattata di un’affluenza equamente distribuita. Tutt’altro. In Toscana ed Emilia Romagna vi sono stati quasi tanti elettori quanti in Lombardia, nonostante abbiano l metà degli abitanti. Più elettori nel Lazio rispetto che in Campania e in Sicilia nonostante il simile numero di abitanti.
Quello che però è più interessante è il confronto con il 2013.
Il milione di elettori perduto non è stato smarrito in modo omogeneo. Il massimo della disaffezione è stato raggiunto in Veneto e Trentino, con la perdita di più di metà degli elettori.
Sopra il 45% anche il calo in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Marche, Friuli Venezia Giulia. Quindi anche le aree con il maggior serbatoio di voti per il PD tradizionalmente.
E’ al Sud che il partito si salva. Ironicamente. Perché proprio al Sud vi era stata la maggiore debacle al referendum.
Ma dobbiamo immaginare che qui contino anche diverse personalità locali. Non solo Emiliano; ma segretari provinciali e comunali comunque impegnati nell’elezione contemporanea dell’assemblea nazionale del partito.
E infatti in Puglia e Basilicata vi è un aumento dei votanti del 26,6% e del 27,3%. In Calabria il calo è minore del 9%, in Sicilia del 13,3%, in Campania del 18,9%
E’ qui che il PD ferma l’emorragia.
Primarie PD, Renzi crolla in Puglia, ma cresce in Lombardia, Calabria e Sardegna
Alcune conseguenze di questo trend di affluenza si vedono nel voto ai candidati. Emiliano trionfa in Puglia con il 54,4%. E’ anche l’unica regione persa da Renzi; che in compenso supera la media nazionale in Lombardia, Toscana, Emilia, Marche, Piemonte, Veneto, con un record di oltre l’80% in Umbria.
Molto meno brillante al Sud l’ex segretario.
Orlando se la cava meglio nella sua Liguria, dove ha il 34,5%, e poi in Friuli e Sardegna, ma il suo consenso dopo tutto è piuttosto omogeneo
L’unico confronto serio fattibile è quello per Renzi, tra la sua performance attuale e quella del 2013.
Di fatto è in progressione quasi ovunque. Tranne che in Puglia, dove perde la prima posizione e soprattutto il 23% dei voti, e in Abruzzo, dove lascia sul terreno il 3,7%
E’ invece in Calabria e in Sardegna che cresce maggiormente, di più del 15%. Allora il Pd locale era relativamente più vicino a Civati e Cuperlo. Oggi Renzi non ha avuto rivali. Più del 10% di aumento in Lombardia, grazie anche all’assenza di Civati. Parità di fatto in Toscana, dove ormai aveva già fatto il pieno nel 2013
Il dato che tuttavia deve preoccupare di più il PD è il milione di voti persi di affluenza. Che potevano essere di più se non si fosse presentato un candidato così radicato sul territorio come Emiliano. Che ha portato al voto persone che non è detto poi votino PD in futuro. In condizioni normali, dove vale di più il voto d’opinione, siamo di fronte a un dimezzamento della partecipazione.
E’ da qui che Renzi ricomincia la propria battaglia.