Nuovo Centrodestra, Sacconi e il manifesto dei Liberalpopolari

Pubblicato il 24 Giugno 2014 alle 10:10 Autore: Gabriele Maestri
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“È il momento di un Manifesto dei liberalpopolari italiani in quanto consapevoli delle nuove sfide e del bisogno di nuove risposte ad esse. Autentici modernizzatori perché conservatori dei principi della tradizione nazionale”. Secondo Maurizio Sacconi, capogruppo del Nuovo Centrodestra al Senato è quello che serve all’area moderata.

Scrive Sacconi in un intervento pubblicato oggi da Libero: “La prospettiva europea -avverte- non può essere analizzata solo in termini istituzionali ma innanzitutto sulla base di un ritorno ai principi giudaico-cristiani e di una visione sulla sua evoluzione geopolitica”. “Il popolarismo italiano -dice- può infatti sollecitare gli omologhi partiti mediterranei a promuovere nell’Unione un confronto sul suo possibile allargamento verso est e verso sud quale necessaria politica di risoluzione dei conflitti e di sviluppo del commercio. E, all’interno, lo stesso confine tra Stato e società, tra pubblico e privato, appare meritevole di una riflessione che può condurre a più Stato in alcuni ambiti, come la gestione di elementi dell’umano o i presidi del mercato finanziario, e a più società in altri come il sistema di welfare“.

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“Tocca poi ai popolari – spiega Sacconi – accompagnare l’evoluzione del nostro capitalismo popolare e familiare proteggendolo dal disprezzo giacobino e dalle residue ideologie di classe. Esso deve confrontarsi con la modernità della competizione globale, dalla tecnologia alla finanza, senza separarsi dalla vitalità comunitaria”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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